Roma, 9 mag (Fonte:Velino) - “Bertolli non è in vendita, è un brand solidissimo e nel quale crediamo fortemente”, hanno dichiarato al VELINO da Unilever, la multinazionale da 40 miliardi di euro l’anno che avrebbe messo in vendita, secondo alcuni organi si stampa, lo storico marchio italiano dell’olio d’oliva. Un marchio che oggi, con circa 600 milioni di euro di fatturato, è leader nel mondo per quanto riguarda il settore. L’intenzione è invece quella, hanno spiegato ancora dalla multinazionale, “di trovare un partner strategico in grado di mettere l’azienda nella condizione di crescere nella direzione di uno sviluppo a lungo termine che garantisca continuità occupazionale”. La politica di Unilever, seconda multinazionale al mondo per i beni di largo consumo - con brand come tè Lipton, Algida, Findus e Knorr - è quella di concentrarsi su prodotti ‘globali’ sui quali si possano ottenere ampi margini di guadagno. E Bertolli, con le salse, i sughi pronti e le paste vendute all’estero, rientra tra questi. “Abbiamo deciso di cercare un partner per quanto riguarda solo i segmenti olio e aceto della linea Bertolli perché essendo prodotti direttamente legati alle materie prime - e sui quali non è possibile attuare particolari rincari, ndr - non rientrano tra le nostre prerogative. Unilever è specializzata nella commercializzazione e nella vendita, più che nella produzione diretta”. È ufficiale quindi un’ispezione di mercato nella quale si dichiara la ricerca di un potenziale partner, ma secondo alcune indiscrezioni raccolte dal VELINO, la strada è ancora lunga e si potrà parlare di eventuali trattative solo tra parecchi mesi. Diversa la situazione per quanto riguarda altri tre brand italiani sempre di proprietà Unilever. “La ricerca di un potenziale acquirente riguarda invece Maya e Dante per quanto attiene al settore dell’olio d’oliva e Santa Rosa per le confetture”, precisano dalla multinazionale. Nonostante quest’ultima sia definita dalla multinazionale “un gioiello locale” da quasi 100 milioni di euro di fatturato, non rientra nella politica avviata da Unilever che è quella di concentrarsi in prodotti “da vendere a livello planetario”.
Sebbene la multinazionale garantisca di non voler vendere Bertolli, la Confederazione italiana agricoltori rimane sulla posizione dei giorni scorsi. Quando aveva addirittura auspicato una cordata nazionale per riconquistare lo storico brand del Made in Italy alimentare. “La sostanza in realtà non cambia”, ha spiegato al VELINO Enzo Mastrobuoni, responsabile economico della Cia. “La logica di una cordata italiana rimane per quanto riguarda Dante, Maya e Santa Rosa perché riteniamo che l’agroalimentare italiano debba, se possibile, tornare in mani italiane”. Secondo Mastrobuoni la questione è semplice: “bisogna utilizzare i marchi italiani per valorizzare la produzione nazionale”. Ma non solo. Secondo la confederazione agricola il mantenimento di questi marchi è finalizzato anche a garantire le produzioni italiane, e quindi, a cascata, gli agricoltori. “Intanto si può ragionare su questi tre brand – ha concluso Mastrobuoni – anche se sarei curioso di saperne di più riguardo le caratteristiche che dovrà avere il partner di Bertolli”. Anche secondo Franco Verrascina, vicepresidente vicario della Confederazione dei produttori agricoli (Copagri) è dell’idea che l'Italia debba riconquistare una fetta di mercato che è finita negli ultimi anni in mani straniere. “In Unilever c’è un forte capitale spagnolo – ha spiegato al VELINO – ed è chiaro che è più probabile che Bertolli usi olive spagnole piuttosto che quelle di origine italiana”. Occorre, secondo Verrascina, “riconquistare, con l’aiuto di brand prestigiosi, l’ampia fetta di mercato persa negli ultimi anni. Ormai la guerra è tra i marchi e per quel che si voglia dire – ha concluso - quelli italiani rappresentano sempre qualità e sicurezza”.
(Edoardo Spera) 9 mag 2008 18:10
Sebbene la multinazionale garantisca di non voler vendere Bertolli, la Confederazione italiana agricoltori rimane sulla posizione dei giorni scorsi. Quando aveva addirittura auspicato una cordata nazionale per riconquistare lo storico brand del Made in Italy alimentare. “La sostanza in realtà non cambia”, ha spiegato al VELINO Enzo Mastrobuoni, responsabile economico della Cia. “La logica di una cordata italiana rimane per quanto riguarda Dante, Maya e Santa Rosa perché riteniamo che l’agroalimentare italiano debba, se possibile, tornare in mani italiane”. Secondo Mastrobuoni la questione è semplice: “bisogna utilizzare i marchi italiani per valorizzare la produzione nazionale”. Ma non solo. Secondo la confederazione agricola il mantenimento di questi marchi è finalizzato anche a garantire le produzioni italiane, e quindi, a cascata, gli agricoltori. “Intanto si può ragionare su questi tre brand – ha concluso Mastrobuoni – anche se sarei curioso di saperne di più riguardo le caratteristiche che dovrà avere il partner di Bertolli”. Anche secondo Franco Verrascina, vicepresidente vicario della Confederazione dei produttori agricoli (Copagri) è dell’idea che l'Italia debba riconquistare una fetta di mercato che è finita negli ultimi anni in mani straniere. “In Unilever c’è un forte capitale spagnolo – ha spiegato al VELINO – ed è chiaro che è più probabile che Bertolli usi olive spagnole piuttosto che quelle di origine italiana”. Occorre, secondo Verrascina, “riconquistare, con l’aiuto di brand prestigiosi, l’ampia fetta di mercato persa negli ultimi anni. Ormai la guerra è tra i marchi e per quel che si voglia dire – ha concluso - quelli italiani rappresentano sempre qualità e sicurezza”.
(Edoardo Spera) 9 mag 2008 18:10