L'Unione Sarda
Un anno di lotta, manifestazioni e incontri. Alla fine tutto è rimasto come prima. Per i lavoratori dello stabilimento dell'Unilever l'ultimo giorno di contratto si avvicina: il 15 dicembre scatterà la procedura di mobilità e a fine anno il cancello di viale Marconi si chiuderà definitivamente, lasciando a spasso duecento operai specializzati nella produzione di gelati Algida.
Per questo da mercoledì hanno occupato lo stabilimento e per questo stanno gridando a tutti la loro disperazione, come nella protesta di ieri. Dai vertici dell'azienda nessuna novità sulle due trattative di vendita in piedi da diversi mesi. E intanto il presidente della Provincia, Graziano Milia, passa all'attacco schierandosi al fianco dei lavoratori nella vertenza contro l'azienda: «Boicottiamo i prodotti Unilever in tutta la Sardegna». LA DISPERAZIONE. Oramai le giornate di tensione davanti ai cancelli di viale Marconi non si contano più. Nonostante l'annuncio di un anno fa da parte della società anglo-olandese («Nel 2007 chiuderemo la fabbrica cagliaritana per trasferire la produzione in Campania»), gli operai (80 effettivi, 26 part-time, 70 stagionali) hanno continuato a lavorare garantendo la produzione di gelati. Speravano in una conclusione diversa della vicenda, visto l'interessamento delle istituzioni, Regione, Provincia, Comune in testa, fino ad arrivare a un'interpellanza al ministro dello Sviluppo economico, prima firmataria Amalia Schirru. Davanti al silenzio dell'azienda e con il patibolo lavorativo del 15 dicembre sempre più vicino hanno deciso di bloccare la produzione e occupare lo stabilimento. «Non sappiamo niente sul futuro della fabbrica - spiega Gianluca Melis, rappresentante Rsu - e i vertici dell'Unilever hanno sempre rinviato la questione. Vogliamo conoscere a che punto sono le trattative con due cordate interessate all'acquisto». Due i gruppi che hanno messo gli occhi sullo stabilimento di viale Marconi. Il primo formato da aziende della Penisola e da alcune sarde che vorrebbero produrre addensanti alimentari. Il secondo, anche questo capeggiato da alcune società italiane, che punterebbe al mercato dei semi freddi. In ogni caso si tratterebbe di uno svilimento delle professionalità che si sono formate nella produzione dei gelati e quindi nella lavorazione a freddo. L'INCONTRO. Ma i lavoratori, pur di conservare un posto, potrebbero anche mettere da parte questo aspetto: «Il fatto - ricorda Melis - è che non sappiamo niente di questi gruppi imprenditoriali, delle loro attività e se insieme alla fabbrica vogliono assorbire anche i lavoratori. Non c'è alcuna garanzia». Si parlerà soprattutto di questo nell'incontro con i vertici aziendali in programma il 12 dicembre. Anche se dalla sede italiana della Unilever, a Milano, anche ieri non c'erano notizie rassicuranti: «Non si è ancora giunti ad alcuna conclusione - fa sapere Sergio Veneziani, portavoce della multinazionale - anche se si continua a lavorare per raggiungere un accordo con due gruppi interessati all'acquisto dello stabilimento». Di più non si riesce a sapere, nella speranza che mercoledì prossimo qualcosa si sia sbloccato. LA PROVOCAZIONE. Intanto il presidente della Provincia di Cagliari dichiara guerra alla Unilever: «Visto che l'azienda non vuole farsi carico dei suoi problemi - attacca Milia - trovando più semplice scaricare gli stessi sulle spalle dei lavoratori e delle istituzioni, allora forse è giunto il momento di fare capire all'Unilever che siamo pronti a promuovere e sostenere una campagna di boicottaggio nell'Isola di tutti i loro prodotti». Per Milia, che ha portato la sua solidarietà ai lavoratori dello stabilimento di viale Marconi, è giunta l'ora di lottare per «scongiurare la chiusura della più importante e storica realtà industriale della città. La multinazionale anglo-olandese, secondo il presidente della Provincia, sta seguendo un'unica strada, quella della ricerca spasmodica di maggiori profitti. Dobbiamo contrastarla».
MATTEO VERCELLI
08/12/2007
Un anno di lotta, manifestazioni e incontri. Alla fine tutto è rimasto come prima. Per i lavoratori dello stabilimento dell'Unilever l'ultimo giorno di contratto si avvicina: il 15 dicembre scatterà la procedura di mobilità e a fine anno il cancello di viale Marconi si chiuderà definitivamente, lasciando a spasso duecento operai specializzati nella produzione di gelati Algida.
Per questo da mercoledì hanno occupato lo stabilimento e per questo stanno gridando a tutti la loro disperazione, come nella protesta di ieri. Dai vertici dell'azienda nessuna novità sulle due trattative di vendita in piedi da diversi mesi. E intanto il presidente della Provincia, Graziano Milia, passa all'attacco schierandosi al fianco dei lavoratori nella vertenza contro l'azienda: «Boicottiamo i prodotti Unilever in tutta la Sardegna». LA DISPERAZIONE. Oramai le giornate di tensione davanti ai cancelli di viale Marconi non si contano più. Nonostante l'annuncio di un anno fa da parte della società anglo-olandese («Nel 2007 chiuderemo la fabbrica cagliaritana per trasferire la produzione in Campania»), gli operai (80 effettivi, 26 part-time, 70 stagionali) hanno continuato a lavorare garantendo la produzione di gelati. Speravano in una conclusione diversa della vicenda, visto l'interessamento delle istituzioni, Regione, Provincia, Comune in testa, fino ad arrivare a un'interpellanza al ministro dello Sviluppo economico, prima firmataria Amalia Schirru. Davanti al silenzio dell'azienda e con il patibolo lavorativo del 15 dicembre sempre più vicino hanno deciso di bloccare la produzione e occupare lo stabilimento. «Non sappiamo niente sul futuro della fabbrica - spiega Gianluca Melis, rappresentante Rsu - e i vertici dell'Unilever hanno sempre rinviato la questione. Vogliamo conoscere a che punto sono le trattative con due cordate interessate all'acquisto». Due i gruppi che hanno messo gli occhi sullo stabilimento di viale Marconi. Il primo formato da aziende della Penisola e da alcune sarde che vorrebbero produrre addensanti alimentari. Il secondo, anche questo capeggiato da alcune società italiane, che punterebbe al mercato dei semi freddi. In ogni caso si tratterebbe di uno svilimento delle professionalità che si sono formate nella produzione dei gelati e quindi nella lavorazione a freddo. L'INCONTRO. Ma i lavoratori, pur di conservare un posto, potrebbero anche mettere da parte questo aspetto: «Il fatto - ricorda Melis - è che non sappiamo niente di questi gruppi imprenditoriali, delle loro attività e se insieme alla fabbrica vogliono assorbire anche i lavoratori. Non c'è alcuna garanzia». Si parlerà soprattutto di questo nell'incontro con i vertici aziendali in programma il 12 dicembre. Anche se dalla sede italiana della Unilever, a Milano, anche ieri non c'erano notizie rassicuranti: «Non si è ancora giunti ad alcuna conclusione - fa sapere Sergio Veneziani, portavoce della multinazionale - anche se si continua a lavorare per raggiungere un accordo con due gruppi interessati all'acquisto dello stabilimento». Di più non si riesce a sapere, nella speranza che mercoledì prossimo qualcosa si sia sbloccato. LA PROVOCAZIONE. Intanto il presidente della Provincia di Cagliari dichiara guerra alla Unilever: «Visto che l'azienda non vuole farsi carico dei suoi problemi - attacca Milia - trovando più semplice scaricare gli stessi sulle spalle dei lavoratori e delle istituzioni, allora forse è giunto il momento di fare capire all'Unilever che siamo pronti a promuovere e sostenere una campagna di boicottaggio nell'Isola di tutti i loro prodotti». Per Milia, che ha portato la sua solidarietà ai lavoratori dello stabilimento di viale Marconi, è giunta l'ora di lottare per «scongiurare la chiusura della più importante e storica realtà industriale della città. La multinazionale anglo-olandese, secondo il presidente della Provincia, sta seguendo un'unica strada, quella della ricerca spasmodica di maggiori profitti. Dobbiamo contrastarla».
MATTEO VERCELLI
08/12/2007