Fonte: agenzia di informazione giornalistica IL MINUTO
(IlMinuto) – Cagliari, 22 agosto - Un utile netto di 1,636 miliardi di euro nel primo semestre del 2009. Investimenti per 140 milioni di dollari per il rafforzamento della capacità produttiva nella produzione del gelato nell’Est europeo. Queste poche cifre dimostrano il buono stato di salute della Unilever: la multinazionale anglo-olandese ha dimostrato di poter superare quasi indenne la tempesta della crisi economica mondiale. Già prima dell’inizio della crisi, alla fine del 2007 – ma la decisione era stata annunciata già nel 2006 - la Unilever aveva levato gli ormeggi da Cagliari. Alla fine del 2008, dopo un anno di cassa integrazione, i 67 dipendenti dello stabilimento modello Algida di Cagliari erano stati licenziati.
Eppure la fabbrica di viale Marconi, attiva dal 1963 e nelle mani di Unilever dal 1975, era stata definita, come ricordano gli ex lavoratori di Cagliari “leader in Europa per la qualità dei suoi prodotti, l’alta flessibilità e la professionalità dei suoi lavoratori, con prestigiosi riconoscimenti internazionali e picchi d’assenteismo sotto il 2,7 per cento". "Una fabbrica modello senza situazioni di crisi conclamate - spiegano gli ex dipendenti -che ha fatto utili anche nel 2007”, l'ultimo anno di produzione.
Probabilmente, ora, molte delle famiglie di questi lavoratori modello fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, eppure in questi giorni sulla home page del sito www.unilever.com è in primo piano la campagna “An end to hidden hunger. An International iniziative to eliminate malnutrition for 100 million people in Africa” (Fine alla fame nascosta. Un’iniziativa internazionale per eliminare la malnutrizione di 100 milioni di persone in Africa). La contraddizione salta agli occhi: viene quasi da pensare che la principale preoccupazione della multinazionale - proprietaria di molti dei marchi più diffusi nel campo dell’alimentazione - non sia la sconfitta della fame nel mondo.
Eppure la chiusura della fabbrica di gelati di Cagliari non si spiega solo con le brutali leggi della globalizzazione, con il taglio del costo del lavoro tramite la delocalizzazione della produzione nell’Est europeo. Perché, infatti, pochi mesi dopo la chiusura a Cagliari, la Unilever ha inaugurato il centro di eccellenza Ice Foods a Caivano, in Campania? Un centro, sostengono gli ex dipendenti sardi, "con prerogative simili a quelle che hanno contraddistinto da sempre lo stabilimento di Cagliari"?
Questa è la spiegazione dei lavoratori: “Nel piano di ristrutturazione che l’Unilever – si può leggere nel comunicato del 21 giugno 2008 - ha avviato su scala nazionale, la Sardegna è l’unica regione che vede la fabbrica chiusa con i lavoratori in strada ed avviati alla disoccupazione senza alcuna alternativa, contrariamente a quanto è avvenuto in altri contesti. Questa situazione si spiega con la debolezza istituzionale, politica e sindacale della nostra Regione, incapace di trovare soluzioni che rilancino l’economia e tutelino i sardi. E’ su queste basi che l’Unilever ha trovato terreno fertile per portare avanti il proprio piano, punendo ingiustamente i lavoratori e la Sardegna”.
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