27 settembre 2007

Sindacati verso lo sciopero generale

L'UNIONE SARDA WEB


Confederali verso lo sciopero contro Giunta e Governo

Sindacati verso lo sciopero generale. Cisl e Uil annunciano di scendere in piazza contro Giunta regionale e Governo. Dovrebbe accodarsi anche la Cgil.

di GIUSEPPE MELONI

Manca ancora la data, ma per il resto c'è quasi tutto: lo sciopero generale dei sindacati sardi è sempre più probabile, resta solo qualche incertezza. Più sul quando che sul se: Cisl e Uil sono decise a proclamarlo per ottobre, la Cgil deve sciogliere le riserve residue. A meno di una rottura che per ora non sembra alle porte, le tre sigle confederali scenderanno in piazza contro il Governo e contro la Giunta regionale, per denunciare «la crisi complessiva del sistema Sardegna».
LA SVOLTA. Il declino industriale, la povertà in aumento, l'assenza di concrete strategie di sviluppo sono - secondo le organizzazioni dei lavoratori - ottime ragioni per decidere una forma di mobilitazione particolarmente intensa. E dal pesante significato politico, visto che sia a Palazzo Chigi sia alla Regione comanda il centrosinistra. Decisivo, per la svolta verso lo sciopero generale, il giudizio deludente dato da Cgil, Cisl e Uil sull'incontro di tre giorni fa al ministero dello Sviluppo economico, dedicato ai problemi dell'energia e della chimica sarda. Un nulla di fatto che interviene nel momento in cui è nuovamente ai massimi livelli l'allarme per la Legler e il settore del tessile.
IL VERTICE. La giornata della decisione doveva essere ieri, ma il vertice a tre tra i leader sindacali è diventato un faccia a faccia, per l'assenza del segretario generale della Cgil Giampaolo Diana. Altri impegni, non un dissenso mascherato, a quanto pare. Mario Medde e Francesca Ticca, segretari della Cisl e della Uil, si sono trovati perfettamente d'accordo sulla necessità di arrivare al massimo grado della mobilitazione, di sparare la cartuccia più grossa. E annunciano per l'inizio della prossima settimana, forse già lunedì, un incontro con la Cgil per fissare «data e modalità dello sciopero» da tenersi entro ottobre, come scrivono Medde e Ticca in due comunicati distinti ma totalmente in sintonia. Par di capire - benché nessuno lo dica esplicitamente - che i due sindacati siano pronti a proclamare comunque lo sciopero generale, anche senza la Cgil. CGIL. Ma dalle parole di Giampaolo Diana emerge la stessa determinazione alla lotta: «Quel che è successo lunedì a Roma non può passare sotto silenzio, non abbiamo ancora deciso le modalità ma una mobilitazione mi sembra inevitabile». Probabilmente il sindacato più rappresentativo (e anche più vicino alla sinistra) teme una strumentalizzazione politica di una forte iniziativa contro il Governo Prodi e la Giunta di Renato Soru. Per questo avrebbe chiesto di evitare, per la manifestazione regionale, date a ridosso delle primarie del Pd o del referendum sulla statutaria, fissati rispettivamente il 14 e il 21 ottobre. Ma gli altri due sindacati non avrebbero problemi a scegliere un giorno successivo: visto che di solito per le grandi mobilitazioni si punta sul sabato, il 27 ottobre diventa l'ipotesi più probabile.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA. «L'inconsistente attenzione verso la Sardegna - dice Medde chiamando in causa l'esecutivo nazionale - non ha finora consentito un puntuale monitoraggio dell'intesa istituzionale, di definire i contenuti degli accordi di programma su agro-alimantare, tessile, nautica, aerospaziale, né di incrementare gli investimenti finanziari sulle infrastrutture». Ma oltre a questo «da parte della Regione è indispensabile una strategia per sostenere e promuovere il lavoro». E invece la Giunta, aggiunge Francesca Ticca, appare «immobile». Diana non la pensa troppo diversamente ma lancia un appello: «Spero che la necessità della mobilitazione sia condivisa non solo dai sindacati, ma anche dalle altre parti sociali e dalle forze politiche. Senza negare le responsabilità di nessuno, vorrei che si ricreasse il clima che in altri momenti sostenne le vertenze con lo Stato. E che i partiti alzassero i toni».

25 settembre 2007

Lettera al Sig. Prefetto di Cagliari

Segreterie Provinciali Cagliari CGIL/FLAI CISL/FAI UIL/UILA

Ill.mo Sig. Prefetto di Cagliari/Cagliari

oggetto: Vertenza Unilever Stabilimento Algida di Cagliari

Ill.mo Sig. Prefetto,
in data 21 settembre u.s. la multinazionale Unilever,proprietaria del marchio Algida e dello stabilimento per la produzione di gelati sito a Cagliari nel V.le Marconi,ha comunicato alle scriventi OO.SS.di categoria,alla presenza dei responsabili dell'Associazione degli Industriali di Cagliari,la chiusura al 31 dicembre di quest'anno dello stabilimento cittadino,annunciando l'apertura delle procedure di mobilità.

E' da oltre nove mesi che i lavoratori assieme a FAI-CISL,FLAI-CGIL e UILA-UIL stanno difendendo questa importante realtà produttiva del nostro territorio.Sono state attivate numerose iniziative a sostegno della vertenza.E' stato aperto un tavolo a livello nazionale con il Ministero delle Attività Produttive,un altro tavolo è aperto con la Regione,ma l'Azienda,pur ribadendo che sono in corso trattative con due gruppi per la vendita della fabbrica,ha deciso unilateralmente di chiudere alla data prefissata.

Non nascondiamo la nostra indignazione per quanto sta avvenendo e la frustrazione che stanno vivendo i lavoratori e le loro famiglie che fra tre mesi resteranno senza lavoro e andranno a rinforzare la numerosa schiera di disoccupati che registra l'area cagliaritana.Non possiamo neppure nascondere le difficoltà e la preoccupazione nel gestire la pericolosa svolta negativa della vertenza.Fino ad oggi ha prevalso un altissimo senso di responsabilità,sopratutto da parte dei lavoratori,che ci auguriamo rimanga nonostante le notizie negative di questi giorni.

Fortemente preoccupati per l'involuzione della vertenza e per le conseguenze che ne scaturirebbero sotto l'aspetto economico e sociale,ma non solo,anche della sicurezza,ci rivolgiamo alla S. V. affinchè Ella voglia convocare un incontro ai massimi livelli istituzionali e aziendali,così da ristabilire un clima più sereno per il proseguo della vertenza stessa.


Distinti Saluti


Cagliari,25 settembre 2007



LE SEGRETERIE PROVINCIALI FAI-CISL FLAI-CGIL UILA-UIL

23 settembre 2007

I dati Istat e i litigi sulla pelle di chi non ha lavoro

L'UNIONE SARDA WEB:

I dati Istat e i litigi sulla pelle di chi non ha lavoro
di PAOLO FIGUS

Ci sono uomini e donne che ormai vivono in continua depressione dopo aver perso la speranza di trovare lavoro. Anzi: nemmeno lo cercano più. Hanno chiuso: fine dell'amara partita giocata con la realtà.

Sono gli scoraggiati : così, almeno, li ha definiti, il ministro del Lavoro Damiano dopo aver visto i dati Istat. E sono così sfortunati, questi scoraggiati, che ormai non figurano né tra gli occupati né tra i disoccupati. Fuori dal mondo, espulsi dalla società. E non sono pochi: solo nell'ultimo anno, in Sardegna, dodicimila (e la fonte è proprio l'Istat). Noi, se può servire a qualcosa, siamo dalla loro parte. Come siamo dalla parte dei 4.600 operai sardi in cassa integrazione e dalla parte di quei ragazzi che vengono considerati occupati per aver fatto un'ora di lavoro retribuita in una settimana. E siamo anche dalla parte degli operai della Legler (750), di quelli della Carbosulcis (540), dell'Unilever (180), della Ros Mary (200), della Palmera (220), di Portovesme (770): tutta gente sull'orlo del precipizio. Ecco perché, dopo aver letto i dati che danno l'occupazione in apparente crescita in tutta Italia e quindi anche in Sardegna (ma gli aumenti ci sono proprio perché questi scoraggiati ormai non fanno più parte delle liste di collocamento) ecco perché, dicevamo, siamo rimasti sconcertati dalla guerra di cifre e dal polverone che si è sollevato. Ma come, invece di pensare agli scoraggiati, a chi parte per cercare fortuna, a chi vive in miseria, alle bollette che crescono, al carovita che mette migliaia di famiglie in ginocchio, qui si fanno conferenze stampa contrapposte per dire tutto e il contrario di tutto: tra toni trionfalistici e campagna elettorale. Ma allora ha davvero ragione chi dice che il mondo della politica è sempre più lontano dalla gente comune? Ha ragione chi chiede che venga fatta piazza pulita di partiti e partitini? Proprio ieri Nomisma ha previsto una stangata su luce e gas (risultato del caro-petrolio), i mutui sono sempre più cari. Bankitalia rivela che le famiglie sarde sono sempre più indebitate: la percentuale di quelle che non riescono a pagare quanto devono, ha raggiunto la soglia del 25 per cento. Questo deve preoccupare, non litigare se l'Istat abbia messo i cassintegrati tra gli occupati (come dicono sindacati e Confindustria) oppure se li abbia esclusi (come dice l'assessore regionale). Bisogna far subito qualcosa: bene fanno i sindacati a incalzare il governo regionale e nazionale chiedendo risposte immediate. Noi abbiamo mandato i politici al potere, noi permettiamo che guadagnino tanti soldi: loro in cambio - invece di pensare ai propri affari - hanno il dovere di dare un senso alla vita di tutti, scoraggiati compresi. E questo vale per centrosinistra e per centrodestra. Altrimenti finirà davvero che il rappresentante delle istanze della povera gente diventerà il Beppe Grillo di turno. E questo noi non vorremmo accadesse.

AI LETTORI PER COMMENTARE L'EDITORIALE DEL DIRETTORE DELL'UNIONE SARDA, PAOLO FIGUS,POTETE INVIARE UNA MAIL A:

lettere@unionesarda.it

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Unilever, in 180 rischiano il posto

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Unilever, in 180 rischiano il posto

CAGLIARI. Fiato sospeso per i 180 dipendenti degli impianti Algida di viale Marconi, in mano al colosso Unilever: per conoscere il loro futuro dovranno attendere la fine del faccia a faccia tra parti sociali e vertici aziendali, in programma stamattina nella sede di Confindustria. «Andiamo nella tana del lupo — hanno commentato i sindacalisti nell’assemblea dei lavoratoti — e già questo ci pare un segnale poco incoraggiante: il 25 luglio, data dell’ultimo incontro con gli uomini della Unilever, avevamo deciso di portare avanti le trattative in sede istituzionale. E invece, è arrivata la convocazione in Confindustria». Una mossa studiata dall’azienda nel tentativo di estromettere la Regione, e liberarsi così da eventuali laccioli istituzionali? «Loro fanno il loro gioco — ha detto Sandro Scalas (Fai Cisl) —, ma il cambiamento di sede deciso a ridosso di un vertice così importante e l’atteggiament “sfuggente” non giova ai fini di un confronto costruttivo. Noi ci batteremo per un pieno coinvolgimento della Regione, con l’obiettivo di assicurare una maggiore tutela dei lavoratori. Prova ne sia il fatto che appena si concluderà l’incontro in Confindustria faremo rotta verso viale Trento e, con l’assessore Concetta Rau, analizzeremo gli esiti della riunione. Punto importante: conoscere il piano di ristrutturazione aziendale che sarà presentato in Confindustria. Solo dopo aver fatto questo passo decideremo la linea d’azione». Che, secondo le parti sociali, dovrebbe culminare con l’istituzione di un tavolo tecnico- istituzionale che coinvolga tutti i soggetti interessati. Obiettivo dichiarato: evitare di perdere anche un solo posto di lavoro. In questo senso le voci sono discordanti: da una parte, voci non confermate parlano di un’imminente chiusura delle trattative per la vendita degli impianti, dall’altra i sindacati rimangono sul chi va là e tendono le orecchie, dopo aver sentito risuonare nell’aria parole come “mobilità” e “licenziamenti”. Da attuare ancor prima della prevista data di chiusura. Ma è tutto da verificare. Nella prima ipotesi, in pole position ci sarebbe una cordata formata da imprenditori sardi leader del settore surgelati. Un requisito di non poco conto, visto che la Unilever ha posto una condizione: via libera alla vendita, ma la produzione dei gelati è bandita. Come dire: meglio chiudere gli impianti — e lasciare 200 persone a casa — che regalare il mercato alla concorrenza. «Saremmo pure orgogliosi se questa azienda che opera senza sosta da quarant’anni e prima della vendita si chiamava Toseroni, finisse in mani isolane. Il problema però rimane la salvaguardia dei livelli occupazionali, perché non è detto che con la nuova linea di produzione, la proprietà decida di mantenere tutti i lavoratori. Su questopretendiamo garanzie ». Appare paradossale che un colosso come Unilever decida di dare una sforbiciata agli stabilimenti e inauguri una campagna licenziamenti mondiale — solo in Europa si perderanno 12mila posti di lavoro, su un totale di 44mila — proprio dagli impianti di viale Marconi. Che nel vecchio continente rappresentano la punta di diamante del marchio anglo-olandese: lo dicono i dati su produzione, flessibilità e qualità dei prodotti, e l’avevano pure confermato i responsabili dell’azienda poco meno di un anno fa. Appena tre mesi prima di annunciare la serrata. Misteri della “real economy”, che chiama i lavoratori “risorse umane”: l’unico capitale di cui si può anche fare a meno.

22 settembre 2007

Disoccupazione, guerra di numeri tra Cisl e Regione

Da L'UNIONE SARDA WEB

Disoccupazione, guerra di numeri tra Cisl e Regione
E' una battaglia di cifre, quella tra Cisl e Regione sulla disoccupazione. La giunta Soru: "Sono diminuiti". Il sindacato: "L'esatto contrario".
di GIUSEPPE DEIANA
I dati Istat sull'occupazione nel secondo trimestre dell'anno scatenano una guerra di cifre. E a poco è servito il richiamo del ministro del Lavoro Cesare Damiano, che da subito, giovedì sera, invitava alla prudenza segnalando un dato importante: sono troppi i lavoratori che decidono di tirarsi fuori dal mondo produttivo. Un richiamo che però non è stato ascoltato dalla Regione: ieri mattina il presidente della Giunta regionale Renato Soru ha commentato i numeri dell'Istat sull'occupazione con toni trionfalistici.

DIVERSE POSIZIONI. Lo sguardo non è rivolto ai dodicimila lavoratori che sono andati a ingrossare le fila degli «scoraggiati». «Quello che conta», ha detto Soru, accompagnato dagli assessori dell'Industria Concetta Rau e del Lavoro Romina Congera, «è solo un dato: il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 10% e gli occupati in Sardegna sono settemila in più rispetto a giugno 2006». La replica è stata altrettanto diretta: Confindustria ha parlato di commenti da «campagna elettorale», mentre la Cisl ha insistito sulla «illusione statistica», rilevando che comunque il tasso di occupazione è aumentato soltanto dell'1%, oltre a denunciare il fatto che tra gli occupati vengono inseriti anche i cassintegrati. Una circostanza, quest'ultima, contestata dalla Regione. Mario Medde, leader della Cisl, ha fornito una differente lettura: «In Sardegna i disoccupati non sono 58 mila, ma in realtà 120 mila, perché al primo numero va aggiunto quello delle persone che l'Istat segnala come “in cerca di lavoro, anche se non disponibili a lavorare”, ossia quelle che, scoraggiate per mille ragioni, non cercano occupazione».

LA GUERRA DEI NUMERI. Il presidente della Regione, in mattinata, ha parlato invece di obiettivi raggiunti. Nell'isola, secondo l'Istat, il tasso di disoccupazione è sceso all'8,6%, mentre nell'intero territorio nazionale il dato è del 5,7%. Per Soru, tuttavia, l'aumento degli «scoraggiati» (12 mila in più rispetto al primo trimestre dell'anno) sarebbe da attribuire in parte al fatto che i giovani si specializzano più a lungo, ad esempio sfruttando le opportunità garantite dal progetto Master&Back, e in parte al fatto che «potrebbero essere le stesse polemiche ad aver scoraggiato le persone dal cercare lavoro». Allo stesso tempo, ha spiegato che è diminuita nell'isola la cassa integrazione (affermazione contestata dai sindacati), ammettendo però che in Sardegna ci sono ampie zone produttive dove è difficile trovare personale specializzato e conferma che «molti immigrati vengono assunti per la stagione estiva nell'isola, mentre i sardi vanno fuori».

CONFINDUSTRIA. La replica del presidente degli industriali sardi non si è fatta attendere. Il leader Gianni Biggio non contesta le cifre fornite dall'Istat, ma ripete che bisogna adottare cautela. «A iniziare dal fatto che i numeri non spiegano se questi risultati siano dovuti al fatto che la Sardegna usufruisce del buon andamento nazionale, con una ripresa produttiva che traina anche l'isola, oppure alle politiche regionali», ha detto Biggio. In ogni caso, Confindustria non sembra optare per questa seconda spiegazione: «L'incremento di larghe sacche di lavoro autonomo», per esempio nel settore delle costruzioni, «potrebbe essere interpretato con il disperato tentativo di cercare occupazione in altro modo». Non solo. Il leader degli industriali ha anche aggiunto «di non essere né un incosciente né in campagna elettorale: ecco perché uso prudenza».CISL. Per il sindacato guidato da Mario Medde, invece, non c'è da essere «né ottimisti né pessimisti». Si deve solo «osservare attentamente la realtà, ascoltare la voce di chi è in sofferenza e interpretare tutti i dati». La Cisl, inoltre, ha parlato di «enormi ritardi della Regione sui servizi all'impiego», per spiegare le ragioni dell'aumento dei lavoratori “scoraggiati”, con un incremento in un anno di 21.000 unità. Il caso dell'agricoltura è emblematico: gli occupati diminuiscono, rispetto al 2006, di 10.000 unità. Infine, con la Regione è guerra anche sul settore pubblico: secondo Soru i dipendenti regionali, negli ultimi anni sarebbero diminuiti di 1000 unità, mentre per la Cisl «la pubblica amministrazione incide mediamente per il 42% sui redditi da lavoro dipendente (il valore medio nazionale è del 3,8%) dei sardi».

21 settembre 2007

Manifesti Incontro alla Regione Sardegna








Incontro alla Regione Sardegna con i dipendenti dell'Unilever

Da Newsfood.com:

Incontro alla Regione Sardegna con i dipendenti dell'Unilever

«Noi continuiamo a vigilare – ha precisato Rau – e puntiamo alla salvaguardia dei posti di lavoro»

Cagliari, 20 Settembre 2007 - La Regione segue sempre con grande attenzione la vicenda Unilever, è stato ribadito questa mattina nel palazzo di viale Trento, dove si è tenuto un incontro informale tra l'assessore regionale dell'Industria, Concetta Rau, e una delegazione dei lavoratori dell'Unilever alla presenza dei sindacati territoriali.

Questi ultimi hanno chiesto la disponibilità della Regione a convocare al più presto un incontro istituzionale per fare il punto sullo stato di crisi dell'azienda, che da tempo ha confermato l'intenzione di chiudere l'impianto di Cagliari entro il 31 dicembre 2007.
L'assessore Rau ha confermato l'impegno della Giunta nel mantenere vivi i contatti con il sottosegretario dello Sviluppo economico, Alfonso Gianni, che segue la vicenda Unilever da mesi. «Noi continuiamo a vigilare – ha precisato Rau – e puntiamo alla salvaguardia dei posti di lavoro. Lo stesso Presidente Soru, sin dallo scorso mese di giugno, ha invitato il ministro dello Sviluppo economico, Bersani, ad indire con sollecitudine un incontro per verificare le condizioni per il superamento della decisione dell'Unilever».
Domani lavoratori e sindacati (sono stati invitati i segretari nazionali e territoriali di Cgil, Cisl e Uil) incontreranno i responsabili provinciali della Confindustria. Al termine sarà fissato un incontro con i massimi dirigenti dell'Unilever per un confronto sul programma di riconversione dello stabilimento di Cagliari. Sarà pure l'occasione per fare il punto sulle trattative che l'azienda sta conducendo da tempo con due cordate di imprenditori della cosiddetta «linea freddo» (produzione di alimentari surgelati).
L'Unilever Italia Spa ha due stabilimenti, uno a Cagliari e uno a Caivano (Campania), ma intende chiudere soltanto quello alle porte del capoluogo isolano, nel quale sono occupate 180 persone tra lavoratori fissi e stagionali: le attività produttive, dall'1 gennaio 2008, sarebbero così concentrate nel polo campano. Anche la Regione, tuttavia, è impegnata nell'individuazione di possibili acquirenti che possano rilevare lo stabilimento di Cagliari e riavviare gli impianti.

20 settembre 2007

Lavoro, sindacati pronti all'ultimatum

Da L'Unione Sarda web

Lavoro, sindacati pronti all'ultimatum.
Tra le richieste urgenti dei sindacati spicca la questione della cassa integrazione in deroga di 2600 lavoratori: «Risposte entro il 30 settembre o scatterà la mobilitazione».

Si concedono qualche giorno per aspettare la fumata bianca, ma i sindacati preparano i fucili «contro Governo e Regione». Nel mirino «gli accordi del 10 luglio su sviluppo e lavoro non ancora rispettati». L'ultimatum di Cgil, Cisl e Uil (dopo la riunione unitaria di ieri sera) è perentorio: «Risposte entro il 30 settembre o scatterà la mobilitazione». La data non è casuale, le organizzazioni sarde vogliono nero su bianco nel disegno di legge della Finanziaria che il Governo dovrà definire proprio entro settembre. Non soddisfa neanche il tavolo di confronto già fissato per lunedì a Palazzo Chigi, «perché ha solo valore tecnico e nessuna rilevanza politica». Proprio oggi i sindacati invieranno al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta una lettera in cui esprimeranno «la preoccupazione e il disappunto» per «l'assenza di segnali» dopo gli accordi del 10 luglio che avrebbero dovuto preludere a un'intesa Stato-Regione. I confederali se la prendono anche con «le grandi manovre» per la nascita del Partito democratico, che in queste settimane «stanno distraendo in modo eccessivo» i rappresentanti istituzionali «del Governo e della Regione».

L'ALLARME CASSAINTEGRAZIONE. Tra le richieste urgenti dei sindacati spicca la questione della cassa integrazione in deroga di 2600 lavoratori: «Se non ci sarà un provvedimento ad hoc del Governo, dal 31 dicembre tutte queste persone resteranno senza la minima copertura economica», spiega il segretario generale della Cgil Giampaolo Diana. «Gli ammortizzatori sociali devono essere prolungati con una norma nella Finanziaria. In una situazione già tanto drammatica come quella sarda non ci può essere spazio per un'altra emergenza. Rischiano di restare senza reddito gli operatori della formazione professionale e chi è stato espulso dall'industria».

LE ASPETTATIVE DEI SINDACATI. La vertenza Sardegna dovrebbe portare a Palazzo Chigi i temi dell'energia, dell'industria (chimica in primis) e del settore agroalimentare. «Serve un impegno forte da parte del Governo», sottolinea il segretario della Uil sarda Francesca Ticca, «ricordando però che non si parte dall'anno zero. Ci sono tanti percorsi già avviati, penso per esempio al protocollo sulla chimica del 2003, non vorrei quindi che la riunione tecnica di lunedì diventi soltanto un modo per tornare indietro, se non per perdere tempo». Si cercano risposte da Roma anche per rilanciare il settore tessile e per aprire un fronte di sviluppo con la nautica: «Dobbiamo affrontare l'emergenza La Maddalena», ricorda Diana, «che non avrà più il sostegno dell'economia delle basi militari».

MONITO ALLA REGIONE. I sindacati puntano il dito verso il Governo ma chiamano in causa anche la Regione, «da troppo tempo in silenzio» davanti all'emergenza lavoro. «Anche da viale Trento devono arrivare segnali concreti», fa notare il leader della Cisl Mario Medde. «La Regione deve impegnarsi per arrivare a un'intesa istituzionale con lo Stato», con un quadro chiaro «sulle risorse finanziarie disponibili, sugli accordi di programma, sul cosiddetto scouting , cioè la ricerca di aziende che possano mettere in moto lo sviluppo nell'Isola».

LETTERA UNITARIA A LETTA. I leader sindacali mostrano grande perplessità sull'incontro romano di lunedì prossimo «per la presenza di semplici funzionari ministeriali che non possono certo dare risposte politiche». Così oggi verrà inviata una nota unitaria a Enrico Letta, da tempo il referente principale del Governo per la vertenza Sardegna. Si chiedono «risposte concrete» in vista di un tavolo che rischia di essere completamente privo di contenuti. E le risposte dovranno essere scritte nella Finanziaria, «altrimenti la mobilitazione diventerà inevitabile».


L'OSTACOLO PD. Cgil e Cisl e Uil riconoscono «l'importanza politica della nascita di un nuovo partito», ma se la prendono con «le grandi manovre» del Pd, che da un po' di tempo «fanno intravedere una classe politica profondamente distratta», afferma Medde. E Diana rilancia: «Penso che chi abbia responsabilità di governo a livello nazionale o regionale debba dedicarsi con maggiore attenzione ai problemi dei cittadini».

GIULIO ZASSO
20/09/2007 11:35


http://unilevercagliari.blogspot.com/

Incontro alla Regione con i dipendenti dell'Unilever

Dal Sito della Regione Sardegna

Questa mattina l'assessore regionale dell'Industria ha parlato della crisi Unilever con i lavoratori dell'azienda e i rappresentanti dei sindacati territoriali, in vista di un prossimo incontro istituzionale. La Giunta segue con attenzione gli sviluppi e punta alla salvaguardia dei posti di lavoro (180 tra lavoratori fissi e stagionali), dopo l'annuncio della prossima chiusura dello stabilimento di Cagliari.

CAGLIARI, 20 SETTEMBRE 2007 - La Regione segue sempre con grande attenzione la vicenda Unilever. È stato ribadito questa mattina nel palazzo di viale Trento, dove si è tenuto un incontro informale tra l'assessore regionale dell'Industria, Concetta Rau, e una delegazione dei lavoratori dell'Unilever alla presenza dei sindacati territoriali. Questi ultimi hanno chiesto la disponibilità della Regione a convocare al più presto un incontro istituzionale per fare il punto sullo stato di crisi dell'azienda, che da tempo ha confermato l'intenzione di chiudere l'impianto di Cagliari entro il 31 dicembre 2007. L'assessore Rau ha confermato l'impegno della Giunta nel mantenere vivi i contatti con il sottosegretario dello Sviluppo economico, Alfonso Gianni, che segue la vicenda Unilever da mesi. "Noi continuiamo a vigilare – ha precisato Rau – e puntiamo alla salvaguardia dei posti di lavoro. Lo stesso Presidente Soru, sin dallo scorso mese di giugno, ha invitato il ministro dello Sviluppo economico, Bersani, ad indire con sollecitudine un incontro per verificare le condizioni per il superamento della decisione dell'Unilever". Domani lavoratori e sindacati (sono stati invitati i segretari nazionali e territoriali di Cgil, Cisl e Uil) incontreranno i responsabili provinciali della Confindustria. Al termine sarà fissato un incontro con i massimi dirigenti dell'Unilever per un confronto sul programma di riconversione dello stabilimento di Cagliari. Sarà pure l'occasione per fare il punto sulle trattative che l'azienda sta conducendo da tempo con due cordate di imprenditori della cosiddetta "linea freddo" (produzione di alimentari surgelati). L'Unilever Italia Spa ha due stabilimenti, uno a Cagliari e uno a Caivano (Campania), ma intende chiudere soltanto quello alle porte del capoluogo isolano, nel quale sono occupate 180 persone tra lavoratori fissi e stagionali: le attività produttive, dall'1 gennaio 2008, sarebbero così concentrate nel polo campano. Anche la Regione, tuttavia, è impegnata nell'individuazione di possibili acquirenti che possano rilevare lo stabilimento di Cagliari e riavviare gli impianti.


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18 settembre 2007

Sciopero del 19 Settembre 2007

RSU UNILEVER CAGLIARI


Ai Lavoratori tutti

p.c. Direzione dello Stabilimento Unilever Cagliari


La Rappresentanza Sindacale Unitaria dello Stabilimento Unilever di Cagliari in seguito agli sviluppi della vertenza in corso proclama per il giorno 19 Settembre 2007 lo sciopero di 1 ora e mezza per turno,lo sciopero coinvolgerà tutte le attività dello Stabilimento con conseguente blocco della comandata,ad eccezione della salvaguardia degli impianti con il solo Frigorista reperibile.

Turno A dalle 12,30 alle 14,00
Turno B dalle 14,00 alle 15,30
Turno C dalle 04,30 alle 06,00

Cagliari, li 18 Settembre 2007

RSU Unilever Cagliari

http://unilevercagliari.blogspot.com/

9 settembre 2007

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Unilever, il futuro è appeso a un filo


Dal sito della Regione Autonoma Della Sardegna


LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Unilever, il futuro è appeso a un filo


Ancora incerta la trattativa per salvare i duecento occupati dell’azienda
CAGLIARI. L’attenzione è rivolta al 21 settembre. In quella data, infatti, davanti all’Assessore regionale dell’Industria e ai sindacati, l’Unilever comunicherà nome e cognome dell’acquirente dello stabilimento Algida di viale Marconi. Nell’attesa del grande giorno i lavoratori stamattina decideranno, con tutta probabilità, di intensificare la mobilitazione. La posta in palio è alta: non solamente la sopravvivenza di una fabbrica, che da oltre 40 anni opera nel cagliaritano, ma soprattutto la conservazione del posto di lavoro per quasi 200 addetti. La multinazionale anglo-olandese è andata avanti scientificamente nel suo progetto di dismissione. Nove mesi fa ha annunciato di voler sacrificare il sito produttivo sardo, per altro redditizio, sull’altare di un nuovo modello organizzativo, denominato “One Unilever”, che prevede una riduzione degli impianti di fabbricazione dei gelati. In tutto questo tempo l’azienda non ha fatto muro contro. Ha accettato il dialogo con le parti sociali, si è seduta ai tavoli richiesti dalle organizzazioni sindacali. Ma non si è fatta commuovere da niente, inflessibile e metodica verso l’obiettivo di lasciare uno stabilimento che i numeri classificano tra i più competitivi del gruppo in Europa: ottanta lavoratori fissi, tra operai e impiegati; 25 part-time, decine di stagionali. Una forza lavoro qualificata che hanno permesso alla fabbrica di assumere un ruolo pilota nella sperimentazione di prodotti di nicchia. Da viale Marconi escono, infatti, annualmente 150 milioni di porzioni che raggiungono centri commerciali e supermarket di mezza Europa. Grazie a un modello organizzativo semplice e flessibile Cagliari si è specializzata nei test di sviluppo di buona parte dei gelati col marchio Algida. Fra tre mesi questa bella storia industriale potrebbe finire. Unilever ha assunto un solo impegno solenne: individuare, preferibilmente in loco, imprenditori che rilevino lo stabilimento. Con un unico vincolo: chi subentra non deve produrre gelati. Una condizione dettata dalla volontà del colosso anglo-olandese di non perdere quote di mercato lasciandole alla concorrenza. «Un limitazione — dice Francesco Piras, segretario provinciale della Fai-Cisl — che ci condizionerà negativamente almeno su tre aspetti: i possibili acquirenti diventano tantissimi e indeterminati i loro requisiti; non sappiamo che cosa si produrrà nello stabilimento da gennaio; sono a rischio le professionalità dei lavoratori che potrebbero essere disperse se in viale Marconi dovesse arrivare un imprenditore con altra vocazione ». Fino a questo momento hanno manifestato interesse all’acquisto dello stabilimento due gruppi: uno sardo intenzionato a produrvi, sembra, surgelati; l’altro russo per la fabbricazione di integratori per l’industria alimentare. I margini di manovra sono molto ristretti. Più che protestare, manifestare, portare la preoccupazione nelle sedi istituzionali, operai, impiegati e tecnici dell’Unilever non possono fare. I sindacati di categoria — Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uuil — sono riusciti ad attivare l’apertura di un tavolo di confronto anche presso il Ministero delle attività produttive e alla Regione. La rabbia è tanta insieme con la delusione. Particolarmente cocente quella di 25 part-time al quale proprio in questi giorni scade il programma triennale che avrebbe dovuto portarli all’assunzione a tempo indeterminato. Se non ci sarà un miracolo, il loro destino sembra segnato: cassa integrazione e mobilità. «Unilever sostiene di fare della responsabilità sociale un obbligo etico. Lo confermi con i fatti — aggiunge Piras —. Il sentore di questa sensibilità la multinazionale potrebbe darlo rinviando il termine perentorio di chiusura previsto per il 31 dicembre prossimo. Una proroga che favorirebbe la ricerca di un’alternativa valida e duratura». (r.ca.)

7 settembre 2007

Vertenza Unilever: presa di posizione della Fai/Cisl di Cagliari

Dal sito della Cisl Cagliari:


Vertenza Unilever: presa di posizione della Fai/Cisl di Cagliari

Il segretario generale della Fai/Cisl di Cagliari, Francesco Piras, fa il punto sulla situazione della vertenza Unilever, l’azienda multinazionale anglo olandese, proprietaria del marchio Algida, che ha annunciato la chiusura degli impianti alla data del 31 dicembre 2007.Posizione irremovibile quella della Unilever che, per scelte aziendali e nonostante il buon andamento, in termini di produttività, dello stabilimento cagliaritano, rischia di mettere sul lastrico decine e decine di famiglie.(centodieci sono i dipendenti fissi più altri cento stagionali).Nei prossimi giorni, informa il segretario FAI, l’azienda renderà note le sue decisioni in merito ai probabili acquirenti e alle manifestazioni di interesse presentate per il passaggio della proprietà.L’unica certezza, in una vertenza piena di incognite soprattutto per i lavoratori, è la chiusura della azienda.. Una altra realtà produttiva industriale abbandona il nostro territorio, lasciando rabbia e indignazione.Viene annullata di fatto la produzione del “gelato”, ormai tradizionale e si mette a rischio l’occupazione delle maestranze che, da sempre, con il lavoro ed il sacrificio, hanno reso lo stabilimento uno dei più competitivi nel Gruppo. E’ diventata un’azienda leader nel lancio di nuove produzioni, con ben 19 milioni di litri di prodotto pari a 150 milioni di porzioni. Ma la filiale di Cagliari si è anche specializzata nei test di sviluppo di buona parte dei gelati con il marchio Algida, conseguendo riconoscimenti a livello europeo.In realtà, il filo conduttore che porta a questa sciagurata conclusione è intessuto di cinismo perché il nuovo modello Unilever (One Unilever) ha ormai decretato la chiusura, pur riconoscendo che si tratta di un’unità produttiva in attivo. Ancora più cinica perché il gruppo chiude con un utile in crescita (+ 2,3% e un miliardo di euro di utile).Il sindacato unitario di Federazione e Confederale ha dato vita ad iniziative di lotta forti e continue, coinvolgendo le istituzioni locali (Regione, Provincia e Comune di Cagliari), consentendo anche l’apertura di un tavolo romano al Ministero delle attività produttive e con l’assessorato all’industria della Regione Sarda.Ma non basta, la mobilitazione deve proseguire perché Unilever si è assunta un solo impegno: quello di trovare in loco imprenditori che rilevino l’azienda, ma ponendo un vincolo molto forte e penalizzante, cioè che l’azienda subentrante non deve produrre gelati, perché l’Unilever non vuol perdere quote di mercato a favore della concorrenza.Tutto ciò è un fatto negativo perché inciderà, in maniera negativa, sull’identificazione dell’acquirente, rende ignoto cosa si produrrà e mette in un cantuccio le professionalità acquisite dai lavoratori che andrebbero così disperse.Unilever spesso parla di responsabilità sociale come un obbligo etico e morale: il sindacato vorrebbe vedere che alle parole seguano i fatti concreti ed un primo risultato, sostiene la FAI/CISL, è quello di annullare il termine di chiusura della fabbrica (fissato in modo perentorio il 31 dicembre prossimo). Sarebbe un significativo segnale.Ma occorre anche che la Regione Sarda non rimanga ferma e testimone inerme e impassibile nei confronti dell’ennesimo scippo ai danni della Sardegna e vigili, facendo fronte comune anche con il sindacato e i lavoratori, per evitare la perdita dell’unità produttiva e che rimangano nell’Isola solo povertà e disoccupazione.


http://unilevercagliari.blogspot.com/

5 settembre 2007

Unilever: verso tagli in Europa



dal sito dell'agenzia ANSA

Unilever: verso tagli in Europa

Fonte sindacale, in arrivo 10-12 mila licenziamenti

(ANSA)-ROTTERDAM,4 SET-Unilever -annuncia una fonte sindacale- tagliera' 10-12 mila posti di lavoro in Europa su un totale di circa 20 mila licenziamenti nel mondo. 'Ci saranno da 10 a 12 mila tagli in Europa',ovvero circa un quarto degli impiegati europei della multinazionale,ha rivelato una fonte sindacale durante l'incontro tra la direzione del gruppo e il comitato d'azienda europeo,che rappresenta gli impiegati.'Da 20 a 25 fabbriche -ha aggiunto- saranno ristrutturate,riorganizzate o addirittura chiuse' in Europa.

Dal sito della Borsa Italiana:

Unilever: conferma taglio di 12.000 posti di lavoro

AMSTERDAM (MF-DJ)--Unilever ha confermato che potrebbe tagliare fino a 12.000 posti di lavoro in Europa nell'ambito di un massiccio piano di riassetto.
"Stiamo valutando di tagliare tra i 10.000 ed i 12.000 posti in Europa" ha dichiarato un portavoce del colosso dei prodotti al consumo, dando cosi' conferma ad una notizia apparsa ieri sul quotidiano francese La Tribune. Il portavoce ha inoltre confermato che Unilever intende mettere in vendita la sua divisione francese Boursin, che opera nel settore caseario.

Dal sito Finanza.com:

Drastica cura dimagrante per Unilever: previsti tagli tra 10-12mila unità in Europa

MILANO (Finanza.com) - Drastica cura dimagrante per Unilever. Il gruppo olandese di prodotti per il consumo, alimentari e cosmetici ha deciso di ridurre l'organico. Il taglio dei posti di lavoro a livello europeo si aggirerà tra i 10.000 e le 12.000 unità. Lo riferito il portavoce di Unilever Andrea Campelli a Finanza.com, confermando indiscrezioni di stampa. Confermata anche l'intenzione di Unilever di cedere Boursin, la controllata francese sui formaggi. "Boursin è un'ottima società, ma non è ritenuta più strategica e dal momento che non fa più parte della nostra attività principale abbiamo deciso di avviare una fase di esplorazione per valutare possibili acquirenti", ha riferito Andrea Campelli.