12 agosto 2008

Consiglio straordinario sulla crisi dell’industria in Sardegna




Carta e penna: per scrivere al presidente Soru che «siamo al fallimento della politica industriale». Silvestro Ladu, capogruppo di Fortza Paris in Consiglio, va dritto al punto: «Giunta e centrosinistra non sono riusciti a creare occupazione e sviluppo, ma solo macerie e disperazione ». E questo, aggiunge, dovrà essere spiegato in aula: «Chiedo la convocazione di un Consiglio regionale urgente per fare il punto e indicare vie d’uscita». Dentro la lettera di Ladu c’è un’Isola affamata di stipendi. Soprattutto la provincia di Nuoro. «Emblematica è la crisi della Legler», scrive l’esponente di Fortza Paris: 100 milioni di debiti, 900 cassaintegrati, 1.500 famiglie nell’indotto e la speranza di far vivere la fabbrica affidata a un amministratore straordinario (ancora da nominare). «Non s’intravedono soluzioni, e il peggio è che stanno iniziando a volare gli stracci», prosegue Ladu, che descrive uno scenario in cui «i sindacati si scontrano tra loro e accusano gli imprenditori e la classe politica; la quale, a sua volta, si guarda bene dall’assumersi le proprie responsabilità, come nel caso dell’attuale governo regionale». In attesa del confronto in aula, Fortza Paris prepara domande e riflessioni da girare a Renato Soru: «Mi chiedo - dice Ladu - se in questi quattro anni di centrosinistra al governo della Regione, un qualche problema dell’industria è stato risolto o avviato a soluzione». Il consigliere parla di «migliaia di posti di lavoro persi» e chiede alla Giunta che dica le cifre vere. «Siamo davanti a una vera e propria emergenza, sempre più drammatica». Ladu bacchetta l’esecutivo perché «non si riesce più a fare alcun incontro, sebbene maestranze, parti sociali e politiche l’abbiano sollecitato diverse volte». Un silenzio «ingiustificato », quello dell’esecutivo, che «fa solo il gioco di quegli imprenditori o prenditori, che alla Sardegna hanno tolto molto e dato poco». Il finale è un appello dal sapore bipartisan: «A questo punto la politica deve prendere in mano la situazione per uscire dalla crisi e proporre e sostenere nuove possibilità di sviluppo». (a. c.)

9 agosto 2008

Nuovo Comunicato Dei Lavoratori Unilever Cagliari A Seguito Della Risposta Dell'On. Ugo Martinat All'Interpellanza Dell'On. Amalia Schirru

Con riferimento alla risposta del sottosegretario del Ministero delle Attività Produttive Ugo
Martinat all’interrogazione 5-00213 del 24 luglio 2008 sulla situazione occupazionale presso lo
stabilimento unilever di Cagliari presentata dall’Onorevole Amalia Schirru.


Dopo un’attenta lettura in assemblea dei lavoratori ci preme evidenziare l’emergere di una serie
d’incongruenze tra le righe del testo, a nostro avviso riconducibili all’inesattezza dei dati forniti
dall’unilever.
In particolare è ancor oggi complicato risalire alla reale entità delle unità lavorative coinvolte nella
CIGS a seguito delle scarse informazioni fornite dall’azienda.
Per quanto concerne il tanto sbandierato trasferimento di Lavoratori Sardi in altre sedi unilever e le
finalità di ricollocazione professionale degli stessi ci risulta che la multinazionale non ha mai
sottoposto a esame congiunto con la R.S.U. tali ipotesi, ma si è soltanto limitata a comunicare
qualche uscita temporanea dalla CIGS mediante sms e l’ingresso nelle liste di mobilità di due
lavoratori sempre mediante messaggini.
Pertanto le iniziative riportate nel testo sono state avviate in modo discriminato nei confronti dei
Lavoratori da parte della multinazionale senza coinvolgere le OO.SS. destabilizzando e inasprendo
ulteriormente una situazione già critica.
Ci risulta inoltre per quanto riguarda i progetti di outplacement, che attualmente l’unico sviluppato
dall’unilever in sinergia con l’Adecco è un corso di 16 ore pro capite e non 40 come da risposta
all’interpellanza, il cui fine era la corretta, precisa e puntuale compilazione di un bellissimo
“curriculum vitae europeo”.
Ennesimo esempio d’incapacità gestionale del management e conseguente sperpero economico
delle risorse finanziarie.
Da segnalare le perplessità delle organizzazioni sindacali emerse già in sede di presentazione presso
Assoindustria sulla fattibilità del progetto utopistico di ricollocazione occupazionale proposto da
Adecco, tenuto conto delle difficoltà oggettive del tessuto economico sardo e la cronica mancanza
di lavoro.
Significativo il fatto che la stessa Adecco durante le sedici ore del proficuo corso, abbia chiesto ai
Lavoratori d’indicargli aziende e imprenditori disposti ad assumerli!?!?
Riguardo al trasferimento dei macchinari è un fatto certo, che la società, mentre i Lavoratori
frequentavano il bellissimo corso di outplacement, tranciava di netto le tubazioni d’alimentazione
dell’impianto del freddo prelevando sei freezer non previsti dall’accordo del 18 dicembre 2007.
Con tale operazione hanno volutamente compromesso l’impianto d’alimentazione della catena del
freddo, salvaguardando opportunamente mediante la chiusura di alcune valvole tratti di linea e
macchinari (vedi compressori) d’interesse diretto per la multinazionale, nell’ambito del progetto di
distruzione e smantellamento del sito cagliaritano.
A seguito di questi incresciosi episodi una maggiore vigilanza dei lavoratori supportata dal
crescente sospetto alimentato dalle maldestre giustificazioni date dai “Giuda” quadri custodi della fabbrica, creavano i presupposti per cogliere sul fatto l’azienda durante l’ennesimo blitz, mentre
smontava e tentava di trasferire in altre sedi i tunnel di refrigerazione ed altri macchinari non
previsti dall’accordo citato.
La protesta e il blocco della distribuzione attivata dai lavoratori hanno fatto sì che l’unilever
recedesse temporaneamente dall’intento di attuare l’illegittimo trasferimento, inducendo l’azienda
ad ammettere la violazione degli accordi previsti, alla presenza delle OO.SS. e dei Lavoratori.
In tale occasione il capo del personale invita i lavoratori a non attuare forme di protesta, pena lo
stralcio dell’accordo stesso.
In merito al sito di Caivano inaugurato recentemente e che occupa 60 persone, ci risulta che sia
l’ultimo e l’unico in Italia dei sei centri d’eccellenza di unilever in Europa.
Tale sito è stato inaugurato contemporaneamente con la struttura gemella di Colworth alla periferia
di Londra, le due nuove sedi occupano 130 persone.
Per quanto riguarda la presunta vendita del sito Cagliaritano ancora oggi non siamo a conoscenza
delle reali intenzioni della società al di là delle chiacchiere.
Sono passati circa due anni tra presunte trattative con ipotetiche cordate d’imprenditori (Sarde,
Russe, Laziali) senza fatti e riferimenti certi tranne i vincoli atti ad allontanare e dissuadere reali
intenzioni d’acquisto del sito.
L’unica certezza è la volontà aziendale di disperdere il patrimonio professionale distruggere il sito e
portare via i macchinari rimasti in altre sedi della società, magari barattandoli con un nuovo anno di
cassa integrazione straordinaria priva di futuro, il che equivarrebbe alla fine definitiva della realtà
produttiva cagliaritana.
Non è con l’emigrazione in altri siti produttivi che si risolvono i problemi occupazionali della nostra
Regione.
Pensiamo piuttosto che le realtà produttive debbano avere una loro continuità, anche alternativa e
mantenere i livelli occupazionali a maggior ragione se risultano efficienti e generano utili e sono di
prestigio europeo come la fabbrica di Cagliari.
Anche il sito cagliaritano è un centro (R & D) che sta per Risultati ottenuti e Determinazione di
fronte alle molteplici sfide che il mercato impone, caratteristiche che hanno consentito il
raggiungimento dei migliori risultati per obiettivi all’interno del contesto delle factory italiane e
prestigiosi premi internazionali.
Se il management unilever avesse espresso gli stessi Risultati e la medesima Determinazione (R &
D) dei Lavoratori di Cagliari, probabilmente la multinazionale non soffrirebbe le scelte avverse sul
mercato azionario dei grandi investitori a vantaggio dei diretti concorrenti e gli unici esuberi
sarebbero gli utili e non i Lavoratori di Cagliari.
La tanto paventata crisi del Mercato del gelato industriale subita dall’unilever è frutto di scelte
strategiche sbagliate, quali investimenti su prodotti fallimentari con esperimenti approssimativi e
accostamento di gusti improponibili, con l’avvallo di una dirigenza incapace che invece
d’incrementare il fatturato ci rifila la solita ricetta del taglio di unità produttive.
A nostro avviso “Manca” soprattutto all’azienda la capacità di sviluppare nuovi prodotti senza
rincorrere costantemente la creatività e l’innovazione della concorrenza.

I LAVORATORI UNILEVER DI CAGLIARI

risposta del sottosegretario del Ministero delle Attività Produttive Ugo Martinat


interrogazione 5-00213 del 24 luglio 2008 sulla situazione occupazionale presso lo stabilimento unilever di Cagliari presentata dall’Onorevole Amalia Schirru