19 luglio 2009

Petrolchimico Porto Torres, occupato l'aeroporto

FONTE

Cagliari
Ieri mattina alle sei gli operai del petrolchimico di Porto Torres erano già all'aerostazione di Alghero. La protesta è stata inscenata davanti agli occhi di decine di turisti. Occupato il piano partenze, l'unico volo partito in orario è stato il primo per Milano. Oggi le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un sit-in ad Abbasanta, in una delle stazioni di servizio più frequentate dell'Isola. L'appello, anche in questo caso, è diretto a viaggiatori in transito, non pochi in questo periodo in Sardegna. «Si chiede più lavoro, più sicurezza, più sviluppo».

Lo slogan è "Dalla crisi alle opportunità". Nel frattempo proseguirà sino a sabato il blocco dell'uscita di prodotti petroliferi dalle raffinerie. La chiusura dello stabilimento cracking di Porto Torres annunciata dall'Eni per agosto e settembre ha moltiplicato la mobilitazione culminata nel grande sciopero generale di venerdì scorso a Cagliari. A licenziamenti e crisi di Unilever, Rusal, Rockwool, Dow chemical, Ineos, Glencore, Bridgestone, si unisce adesso anche l'ente di Stato. Di fatto si assiste allo smantellamento di un intero apparato produttivo che ha mandato in fumo 10mila posti di lavoro in un anno.
La fotografia del malessere dell'isola è stata sintetizzata ieri dai sindacati in un documento congiunto consegnato durante gli stati generali sulla crisi convocati in Consiglio regionale. «Purtroppo il sommarsi di una crisi di lunga data e la recessione mondiale che ha colpito l'economia reale della nostra Regione e del Paese ha travolto il fragile apparato industriale dell'Isola», premettono Cgil, Cisl e Uil. Di seguito i numeri: «In questo contesto il tasso di occupazione si è attestato al 49,4%, il tasso di disoccupazione è salito al 14,1% con una caduta dell'occupazione del 5,5% negli ultimi 12 mesi.

Nell'industria si è registrata una perdita di posti di lavoro di 10mila unità negli ultimi 12 mesi, e ancora più consistente è stato il crollo nel settore dei servizi, dell'edilizia e dell'agricoltura con meno 24mila unità». E ancora, «le domande di disoccupazione hanno registrato nel periodo gennaio - aprile 2009 un aumento del 44% rispetto allo stesso periodo del 2008 passando da 3.437 a 13.584 con punte di +56% nel Nuorese e di +49% nel Sulcis e nel Sassarese». A questo ora si sommerebbe il disastro annunciato a Porto Torres.
La gravissima emergenza sarda ha portato dunque tutte le istituzioni, le parti sociali, le imprese a riunirsi ieri nell'aula del Consiglio regionale. La richiesta di convocare con urgenza un tavolo nazionale a Palazzo Chigi per affrontare le situazioni di crisi viene dal segretario regionale della Cgil Enzo Costa: «Occorre aprire subito la vertenza per l'emergenza Sardegna a 360 gradi, non solo per la chimica, che ha bisogno di una mano pubblica», ha detto il leader sindacale, aggiungendo che «occorre far ripartire un movimento dal basso per rivendicare soluzioni attraverso l'intesa istituzionale».

Sulla scelta di bloccare gli impianti petrolchimici presa dall'Eni il commento delle segreterie confederali è durissimo: «In un contesto di tale e tanta difficoltà, Cgil, Cisl e Uil regionali considerano la fermata dell'impianto del cracking di Porto Torres un atto di gravità inaudita ai danni dell'intera Sardegna e ne chiedono la revoca immediata».
Ieri tutti gli interventi che si sono susseguiti in Consiglio regionale hanno posto al centro la denuncia nei confronti dell'Eni. Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha elencato cinque richieste della Regione per la ripresa degli impegni dell'accordo sulla chimica del 2003. Al primo posto l'immediato intervento del governo sull'Eni per il ritiro della decisione di fermare l'impianto cracking di Porto Torres e l'inserimento nel tavolo nazionale sulla chimica dei problemi ugualmente importanti delle industrie energivore e delle energie rinnovabili.

Ercole Olmi f.liberazione

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