21 giugno 2008

COMUNICATO DEI LAVORATORI UNILEVER CAGLIARI

Sono ormai due anni che la multinazionale Anglo-Olandese Unilever, che produce gelati col marchio Algida, porta avanti l’opera di distruzione della sua fabbrica Cagliaritana.
Quella che loro stessi, qualche mese prima di annunciarne la chiusura, definivano leader in Europa per la qualità dei suoi prodotti, l’alta flessibilità e la professionalità dei suoi lavoratori,
con prestigiosi riconoscimenti internazionali e picchi d’assenteismo sotto il 2,7%.
Un gioiello, cosi la descrivevano i vertici Unilever.
Eppure, a distanza di due anni nessuno sa dare risposte a quest’assurda vicenda.
Nemmeno le istituzioni e i sindacati riescono a dare speranza ai lavoratori,
che sempre più disperati e presi dallo sconforto e dai conseguenti drammi familiari,
non trovano alternativa a quella di andare via dalla Sardegna.
Disperdendo così un patrimonio professionale di grande valore,
con grande gioia per l’unilever che vede soddisfatti i suoi intenti.
Sono tanti i misteri che avvolgono questa torbida vicenda.
A dicembre 2007, l’Unilever, con un abile gioco di prestigio,
riesce a trasformare un licenziamento collettivo
con conseguente messa in mobilità di tutto il personale del sito di Cagliari,
in una cassa integrazione straordinaria per un anno per gran parte del personale.
Il risultato? Vincono tutti, o quasi.
Vince l’unilever che si sbarazza di gran parte del personale
salvando quelli che per più di un anno cercavano di non far preoccupare i lavoratori,
state tranquilli dichiaravano.
Oggi, premiati, sono i custodi di una fabbrica morta
sulla quale si addensa lo spettro della speculazione edilizia.
Vincono i sindacati che "conquistano " la cassa integrazione
e non lasciano i lavoratori con l’acqua alla gola.
Così sostiene qualcuno di loro.
Unica cosa certa, perdono assurdamente il lavoro gran parte dei lavoratori,
che per poter passare il 2008 contano su un assegno di 800 euro mensili.
Il pranzo per un anno è assicurato. Il dilemma per la cena viene risolto attingendo dal TFR accantonato, una vera conquista per fortuna.
I giochi di prestigio e risaputo piacciono ai bambini ma anche ai grandi e così qualche sindacalista non vuole essere da meno dell’unilever.
Riesce così a far sparire dalla cassa integrazione i propri componenti della RSU,
qualcuno rientra in Unilever,
qualche altro va a lavorare nella ditta d’appalto della distribuzione dei gelati.
E' cosa nota che i giochi di prestigio più li fai e più appassionano, così il sindacalista si supera. Sparisce anche lui dalla vertenza Unilever , magari per un viaggio a Cuba, pensano i lavoratori.
Che dire poi, di quel sindacalista che avvisato dall’Unilever dello smantellamento dei macchinari del sito, non lo dice ai lavoratori,
fiducioso del fatto che un accordo è stato firmato e l’Unilever è risaputo è un’azienda seria.
Per fortuna che i lavoratori non sono scemi e conoscono questi tipacci.
Vigilano e li beccano in castagna.
Si scopre che quei macchinari non facevano parte dell’accordo e bloccano tutto.
Strana vicenda quella dell’Unilever, dove anche la Regione mostra imbarazzo nel prendere una posizione precisa nei confronti di questa multinazionale che tanti contributi ha preso nella nostra Regione e ora ripaga in questo modo i Sardi.
Eppure il mercato del gelato non è in crisi, cresce tutti gli anni e genera un giro d’affari di 5,4 miliardi di euro solo in Italia. Basta leggere i giornali.
Certi politici si fanno pubblicità invitando a non comprare i prodotti Unilever, cosa che non ci dispiace, salvo poi non farsi vedere e sentire quando alla fiera campionaria di Cagliari l’Unilever pubblicizza tutti i suoi prodotti addirittura in due padiglioni.
Altri rivendicano di sapere da anni che la fabbrica doveva chiudere e che loro non possono farci niente, col motto di "Pira cotta, pira crua dogniunu a domu sua ". Sconcertante!
E’ la solita politica sarda di chi rivolta la frittata agli altri.
Tanto stavolta non è colpa di nessuno, e la globalizzazione….
Non è colpa della regione, non è colpa della politica, non è colpa dei sindacati,
nessuno ci può fare niente.
Ci viene in mente il sentito ringraziamento che un irresponsabile sindacalista, nel corso di una riunione in confindustria rivolge all’unilever per la grande responsabilità sociale dimostrata in questa vicenda. Terribile!
Una stoccata nella schiena dei lavoratori da parte di chi li dovrebbe tutelare.
Vuoi vedere che non è nemmeno colpa dell’Unilever!!!!
La realtà e che nel piano di ristrutturazione che l’unilever ha avviato su scala nazionale,
la Sardegna è l’unica regione che vede la fabbrica di Cagliari chiusa con i lavoratori in strada ed avviati alla disoccupazione senza alcuna alternativa,
contrariamente a quanto è avvenuto in altri contesti.
Questo pur avendo una fabbrica modello senza situazioni di crisi conclamate
e lavoratori di grande professionalità che anno fatto utili anche nel 2007.
Questa situazione si spiega secondo noi, con la debolezza istituzionale, politica e sindacale della nostra Regione, incapace di trovare soluzioni che rilancino l’economia e tutelino i sardi.
E’ su queste basi che l’Unilever ha trovato terreno fertile per portare avanti il proprio piano, punendo ingiustamente i lavoratori e la Sardegna.
Tanto per rimanere in tema di peso politico ci preme sottolineare che lo scorso 19 giugno è stato inaugurato in Campania a Caivano (Na) il nuovo centro di eccellenza del gelato che affianca l’altro stabilimento già esistente. La nuova struttura ha lo scopo di sviluppare nuove tecnologie nel campo alimentare in particolare i gelati e occupa più di 60 persone.
Guarda caso le prerogative di questo centro sono simili a quelle che hanno contraddistinto da sempre il sito di Cagliari.
Ma guarda quanto è strana questa ristrutturazione!
Si chiude in Sardegna una fabbrica altamente produttiva, flessibile che sperimenta nuovi prodotti perché il mercato del gelato è in crisi, così ci raccontano.
Contemporaneamente se ne apre un’altra con le stesse caratteristiche in Campania, assorbendo lo stesso numero di occupati a tempo indeterminato. Non c’è che dire, 2 a 0 a favore della Campania.
Alla faccia della crisi del gelato.
Ma si, è tutta colpa della globalizzazione e nessuno può farci niente.
D’altronde è il giusto alibi per una malefatta di questa portata, non decisa a nostro avviso,
ne in Olanda ne in Svizzera, ma preconfezionata politicamente in Italia e poi rigirata ai massimi vertici Unilever.
Ci viene in mente ora più che mai quel sindacalista che cercava di convincerci che l’altro stabilimento Campano sarebbe sparito nel giro di 2 anni.
Come dire "mal comune e mezzo gaudio". Inquietante!
La vertenza dello stabilimento Cagliaritano è cominciate circa due anni fa, con l’intento di creare un fronte comune con le istituzioni i politici e i sindacati insieme ai lavoratori per cercare di salvare la nostra fabbrica.
Oggi i lavoratori hanno la sensazione che questo fronte comune, se c’è mai stato, perde pezzi
e si ritrovano a subire tutti gli effetti negativi della debolezza istituzionale,
politica e sindacale della nostra Regione,
incapace a distanza di quasi due anni, di dare risposte ai lavoratori.
Pagano a caro prezzo le logiche di potere con speculazioni e arrivismi fatti sulla loro pelle.
In questa vicenda, la fabbrica dell’Unilever di Cagliari è stata posizionata nello stesso modo in cui si trova la nostra Regione nel panorama politico Nazionale:
Ai margini!
Nell’indifferenza di chi deve tutelare i Sardi.

Cagliari 21/06/2008

I Lavoratori dell’Unilever di Cagliari.

19 giugno 2008

Polo del ghiaccio, Unilever sceglie Caivano





Nasce in provincia di Napoli l'ultimo (e unico in Italia) dei sei Centri di Eccellenza di Unilever, impresa leader in Europa per il settore Ice Foods. Unilever è uno dei principali soggetti del mercato europeo e mondiale dei beni di largo consumo, che occupa solo nel sito campano, più di sessanta persone. Il nuovo centro, inaugurato ieri a Caivano in contemporanea con il centro gemello sito a Colworth in Gran Bretagna, ha come obiettivo lo sviluppo di prodotti innovativi nel settore Ice foods, attraverso l'impiego di competenze all'avanguardia nel campo del congelamento e delle tecnologia del ghiaccio, del packaging, del design e nel campo della qualità.


Inaugurato ieri a Caivano, in provincia di Napoli il Centro di Eccellenza Ice Foods. La struttura ha lo scopo di sviluppare nuove tecnologie nel campo alimentare, in particolare per gelati e prodotti a base di ghiaccio. Il Centro di Eccellenza, inaugurato in contemporanea con la struttura gemella di Colworth, cittadina inglese alla periferia di Londra, riunirà tutto il sapere e l'esperienza di Unilever nel campo del trattamento del ghiaccio e della congelazione, nella scelta degli ingredienti e nella lavorazione di famose linee di prodotti alimentari per le tavole italiane ed europee. Unilever è una delle principali imprese multinazionali per il settore alimentare che ogni anno fattura in tutto il mondo oltre 40 miliardi di euro. Una presenza sul mercato che si divide per il 43 per cento in Europa, il 32 per cento nelle Americhe. La multinazionale, che in italia fattura ogni anno oltre 3 milioni di euro, ha più 180 mila dipendenti in oltre cento paesi del mondo, di cui più di 4 mila solo nel nostro paese.Il centro di eccellenzaNel centro di ricerca e sviluppo, tra le sedi di Colworth Science Park e Caivano, lavorano 130 professionisti altamente specializzati. Una vera e propria sfida per il centro tecnologico è rappresentata dallo sviluppo di prodotti innovativi studiati per offrire modalità e tecniche che consentano l'impiego nei prodotti di ingredienti naturali a ridotto contenuto di grassi, di zuccheri e calorie grazie ad avanzate competenze tecnologiche finalizzate alla crescita del business nel campo dei gelati e del settore alimentare in genere. Punti di forzaTra le tecnologie a disposizione di Unilever , una delle più interessanti è quella che permette il controllo dei cristalli di ghiaccio durante il processo di congelamento e nel mantenimento dei livelli giusti di aria all'interno dei prodotti a base di ghiaccio necessari per garantire gelati dalle texture e dai sapori diversi e per ridurre o meno il livello di grassi e zuccheri. Una serie di tecniche che permettono di concepire il ghiaccio come un vero e proprio ingrediente, che diventa vero e proprio elemento di consumo. Non solo. Unilever si occupa anche della struttura del design del prodotto e dei processi tecnologici necessari per realizzare la forma, assemblare i vari ingredienti e dare vita a prodotti accattivanti nella forma e nel gusto. Anche il packaging rientra tra i punti di forza di Unilever, proprio grazie a formati innovativi, attraenti e funzionali per i consumatori e ecologicamente sostenibili. Secondo Iain Campbell, direttore del Centro di Eccellenza Ice Foods, quello che è stato realizzato a Caivano come in Inghilterra "rappresenta un gioiello nel campo dell'innovazione tecnologica che lascia a bocca aperta tutti i nostri competitor e consumatori". L'inaugurazione termina con le prime Olimpiadi del Gelato mondiali, simbolo dello scatto iniziale che il nostro Centro R&D sta compiendo per diventare il migliore al mondo.


In Italia 3 mld di fatturato e 4500 addetti

Nel mondo- fatturato di oltre 40 miliardi di euro.

Il 43% in Europa, il 32% nelle Americhe ed il restante 25% nel resto del mondo.

Il 56% del fatturato proviene dal settore Food, il 44% dal settore Home & Personal Care- 180.000 dipendenti in oltre 100 Paesi del mondo-

150 milioni di atti d'acquisto ogni giorno-

144 unità produttive certificate dallo standard internazionale Iso 14001


In Italia- fatturato di circa 3 miliardi di euro: due terzi nel settore alimentare e un terzo nel settore della cura della casa e della persona- circa 4.500 dipendenti- 6 unità produttive- Certificazioni Iso 9001 e Iso 14001-


i marchi nel settore alimentare sono: Lipton, Bertolli, Knorr, Becel Pro-Activ, Calvè, Santa Rosa, Dante, Mazola, Maya, Gradina, Foglia d'Oro,Ati, Montania, Foodsolutions, Algida, Magnum, Carte d'Or, Viennetta, Cornetto, Cucciolone, Solero, Frusì, Findus, That's Amore, 4 Salti in padella, Capitan Findus, Sofficini- i marchi nel settore Home & Personal Care i marchi di Unilever Italia sono: Dove, Axe, Mentadent, Sunsilk, Clear, Cif, Coccolino, Lysoform, Svelto, Lux

13 giugno 2008

Il grido di dolore dell'Industria Sarda




Crolla l'utilizzo degli impianti, seimila lavoratori “in sofferenza”.


Si fanno sempre più preoccupanti i numeri della crisi industriale in Sardegna. L'allarme dei sindacati. Un esercito di seimila sardi vede ombre allungate sul proprio posto di lavoro, mentre sfiora quota duemilaottocento l'elenco di chi fa già i conti con una cassa integrazione agli sgoccioli. Trentasei aziende annaspano e una fetta sempre più consistente di impianti (dal 33 al 40 per cento) rischia di finire sepolta dalla ruggine un po' in tutta l'Isola. I numeri fotografano la stagione nerissima dell'industria sarda. Il peso del settore secondario sul prodotto interno lordo della Sardegna sta scivolando su percentuali sempre più basse (15 per cento), che si ritrovano ben al di sotto della media nazionale (25 per cento) e sono lontane anni luce dalla quota del Nord (33 per cento). L'APPELLO DEI SINDACATI I sindacati confederali fanno fatica a intravedere tempi più clementi per un'industria sempre più alle prese con i disagi dell'insularità e di una competitività che non tiene il passo con le aree produttive emergenti del mondo globalizzato . Da qui la rincorsa a un nuovo confronto Stato-Regione che riprenda il discorso sull'energia aperto un anno fa (10 luglio: interfaccia del Governo era Enrico Letta, sponda centrosinistra). La lettera appena spedita da Cgil, Cisl e Uil a Gianni Letta, nuovo inquilino di Palazzo Chigi (zio del predecessore, ma espresso dal centrodestra di Berlusconi), chiede tempi certi per un nuovo incontro con i sindacati, ma anche con la Regione. ENERGIA E TRASPORTI «I nodi dell'energia e del trasporto merci devono essere affrontati in tempi rapidissimi per provare a salvare il salvabile», sottolinea Piero Cossu, responsabile dell'industria nella segreteria della Cgil. «Non è possibile andare avanti con un divario tra le tariffe energetiche che affossa le aziende sarde. La spesa è superiore in media del venti per cento rispetto agli impianti industriali della Penisola». E i tempi folli del petrolio proiettato verso quota duecento dollari al barile (previsioni degli esperti) potrebbero davvero spalancare le porte al disastro. Anche se Cossu ipotizza vantaggi inattesi «ma ancora da dimostrare» alla prova dei fatti: «L'impennata del petrolio potrebbe rilanciare il carbone del Sulcis come fonte d'energia». Nel mirino c'è anche il trasporto merci: «Serve una continuità territoriale vera perché la nostra industria possa difendere i proprio prodotti», fa notare il sindacalista della Cgil. «Altrimenti ci troveremo davanti a paradossi come quelli della Keller, che ha commesse da 400 milioni per l'Iran ma non riesce a sostenere i costi del trasporto dopo la scelta della Ferrovie dello Stato di cancellare il trasporto merci su rotaia nell'Isola». SOLUZIONI RADICALI Il segretario aggiunto della Uil Michele Calledda invoca risposte concrete dal Governo: «Purtroppo stiamo vivendo una situazione di debolezza in tutti i settori produttivi. Si deve fare il possibile per consolidare almeno l'esistente». Indispensabile «il rinnovo» dell'intesa istituzionale Stato-Regione, «con l'attuazione dell'accordo sulla chimica sottoscritto nel luglio del 2003». Nei piani dei sindacati c'è sempre l'attenzione rivolta verso un accordo di programma a sostegno delle attività produttive, soprattutto alla luce delle triangolazioni con Regione e Governo del 2006 e del 2007. Si confida così nella localizzazione di «imprese di eccellenza», di industrie elettromeccaniche e di industrie innovative. «Ma serve anche un piano di sostegno per il tessile, l'agroalimentare e la nautica», osserva Giovanni Matta, responsabile dell'industria della Cisl. «Su questa strada potrà avvenire un rilancio, sempre che la Regione dia un seguito ai proclami del 6 giugno del 2007, quando è stato annunciato il pacchetto per il rilancio dell'industria». D'altronde «abbiamo trentasei aziende in bilico e soltanto una cura d'urto potrà raddrizzare il destino di un settore vitale per la vita economica della Sardegna». GIULIO ZASSO

11 giugno 2008

Cgil, Cisl e Uil incontrano i Deputati Sardi




I sindacati sardi riaprono la vertenza industria. Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno promosso un incontro con i senatori e i deputati sardi per oggi alle ore 11 a Cagliari presso l’Hotel Mediterraneo. L’iniziativa fa seguito alla lettera inviata nei giorni scorsi al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, con la richiesta di un incontro urgente per un esame delle emergenze produttive e sociali della Sardegna. LE EMERGENZE. In particolare Cgil, Cisl e Uil hanno voluto richiamare l’attenzione del Governo sui tanti impegni assunti in sede nazionale ed in larga parte disattesi. Il riferimento di Giampaolo Diana (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) è ai contenuti «ancora inattuati dell’intesa istituzionale di programma sottoscritta nel 1999» e agli accordi di programma quadro su attività produttive, aerospaziale, infrastrutture, agroalimentare, scuola, formazione e ricerca, beni culturali. Un’attenzione urgente - evidenziano i sindacati - merita la questione dei trasporti da e per l’isola.