Una vertenza iniziata, condotta... e chiusa con pura cattiveria e accanimento verso i lavoratori interessati, per colpa delle innumerevoli bugie raccontate dai vertici Unilever direttamente coinvolti (direzione di stabilimento e responsabile di produzione in carica al momento della chiusura, responsabili dell'ufficio personale in loco e alla sede di Roma), per colpa dei patti tra sindacato (CGIL e CISL) e azienda e per il più totale menefreghismo di tutti gli altri enti coinvolti (regione, confindustria, provincia, sindaco di Cagliari...). Gli unici ad aver lottato, con dispendio di energie e sopratutto di risorse economiche in un contesto economico già al limite della soglia di povertà, sono proprio gli stessi lavoratori che non chiedevano altro di poter continuare a lavorare, anche se con un nuovo datore di lavoro o inventandosi loro stessi imprenditori. Ma tutti gli "altri" hanno preferito giocare con la vita di quelle sventurate famiglie concedendo solo gli aiuti sociali (tanto pubblicizzati dai media e dagli stessi sindacalisti come una VITTORIA, ma miseri nel contenuto e limitati nel tempo tanto da indurre molti a chiedere prestiti alle banche per poter pagare i debiti stipulati quando si firmò il famoso accordo di stabilità per lo stabilimento di Cagliari). Non è da buon cristiano mantenere odio o risentimento, ma auguro a tutti coloro che hanno giocato con la vita di coloro che ora stanno a casa a disperarsi per come affrontare l'immediato futuro di potersi trovare quanto prima nella stessa situazione di povertà per capire veramente cosa si prova a vivere sulla propria pelle certe situazioni.
Una vertenza iniziata, condotta... e chiusa con pura cattiveria e accanimento verso i lavoratori interessati, per colpa delle innumerevoli bugie raccontate dai vertici Unilever direttamente coinvolti (direzione di stabilimento e responsabile di produzione in carica al momento della chiusura, responsabili dell'ufficio personale in loco e alla sede di Roma), per colpa dei patti tra sindacato (CGIL e CISL) e azienda e per il più totale menefreghismo di tutti gli altri enti coinvolti (regione, confindustria, provincia, sindaco di Cagliari...).
RispondiEliminaGli unici ad aver lottato, con dispendio di energie e sopratutto di risorse economiche in un contesto economico già al limite della soglia di povertà, sono proprio gli stessi lavoratori che non chiedevano altro di poter continuare a lavorare, anche se con un nuovo datore di lavoro o inventandosi loro stessi imprenditori. Ma tutti gli "altri" hanno preferito giocare con la vita di quelle sventurate famiglie concedendo solo gli aiuti sociali (tanto pubblicizzati dai media e dagli stessi sindacalisti come una VITTORIA, ma miseri nel contenuto e limitati nel tempo tanto da indurre molti a chiedere prestiti alle banche per poter pagare i debiti stipulati quando si firmò il famoso accordo di stabilità per lo stabilimento di Cagliari).
Non è da buon cristiano mantenere odio o risentimento, ma auguro a tutti coloro che hanno giocato con la vita di coloro che ora stanno a casa a disperarsi per come affrontare l'immediato futuro di potersi trovare quanto prima nella stessa situazione di povertà per capire veramente cosa si prova a vivere sulla propria pelle certe situazioni.