31 ottobre 2007
25 ottobre 2007
24 ottobre 2007
Unilever trasferisce la produzione in Ungheria
Fonte: VEGA- by Roberto Rais
19 ottobre 2007
fabbrica unilever cagliari
Little Wing - Jimi Hendrix
Well she's walking through the clouds
With a circus mind that's running wild
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind.
When I'm sad, she comes to me
With a thousand smiles, she gives to me free
It's alright she says it's alright
Take anything you want from me, anything
Anything.
Fly on little wing,
Guarda, sta passando tra le nuvole
Con uno spirito funambolo che corre sfrenato
Farfalle e zebre e raggi di luna e storie di fate
Questo da sempre il mondo dei suoi pensieri
Cavalcando con il vento
Quando sono triste lei viene da me
A regalarmi mille sorrisi
Va tutto bene, dice, va tutto bene
Prendi da me tutto quello che vuoi
Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa
Vola Piccola Ala
17 ottobre 2007
16 ottobre 2007
UNILEVER SERIES - Shibboleth di Doris Salcedo
Installata da pochi giorni e visibile fino ad aprile, “Shibboleth“(450.000 €),la crepa che attraversa in lungo la pavimentazione del museo, è un’installazione site specific a carattere politico e sociale.
La spaccatura non rappresenta una conseguenza di un terremoto, non fisico almeno. Raffigura invece la separazione che esiste tra paesi occidentali e resto del mondo, tra poveri e ricchi, e definisce anche l’arte moderna costruita quasi esclusivamente dagli occidentali. Una cultura moderna basata su razzismo e colonialismo, con tradizioni lontane, che esclude gli “altri” sia per ragioni culturali (non occidentali) sia per ragioni sociali (i poveri, le classi inferiori).
Shibboleth, termine di origine biblica, è utilizzato per escludere qualcuno da un gruppo. Shibboleth di Doris Salcedo è la frattura del mondo moderno.
Swingin' London/ Vittime dell'arte: alla Tate Modern i visitatori precipitano nella crepa-installazione di Doris Salcedo
Sabato 13.10.2007 17:50
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di Andrea Sturniolo
A Londra esiste uno spazio espositivo riservato alle opere di arte moderna che poche città al mondo possono vantare. A New York c’è il MoMa, a Bilbao c’è il museo Guggenheim, a Londra c’è la Tate Modern: appuntamento imperdibile per gli appassionati di artisti del calibro di Dalì, De Chirico, Modigliani, Kandinsky, Mirò, Warhol.
Devo ammettere con tutta onestà che non ho gli “strumenti” per capire a pieno molte delle opere esposte alla Tate Modern: spesso mi capita che pur non capendo perfettamente cosa c’è davanti ai miei occhi, dentro sento un movimento, e mi illudo di riuscire a capire l’opera almeno a livello inconscio. Non so se è poi davvero così…Altre volte invece, ammirando questi lavori, mi capita di sentirmi più come il grande Alberto Sordi in “Vacanze Intelligenti”, quando la moglie, con i piedi gonfi, si era accomodata su una sedia che era in realtà un’opera in esposizione, venendo fotografata e ricevendo anche una proposta d’acquisto.
Ebbene: dal 9 ottobre e fino al prossimo 6 aprile, la nostra Tate Modern ospita un’installazione dell’artista colombiana Doris Salcedo. Il titolo dell’opera è “Shibboleth”.“Shibboleth” è essenzialmente una crepa lunga 167 metri nel pavimento di cemento del museo, e vuole rappresentare secondo l’artista “il margine, quello che provano gli immigrati, l’esperienza della segregazione e dell’odio razziale. E’ quello che prova una persona che dal terzo mondo è catapultata nel cuore dell’Europa”.L’artista ha realizzato l’opera per un costo di 300mila sterline (450mila euro) e mantiene il più stretto riserbo sulle sue modalità di realizzazione.
Ora: il problema vero non è di chi (come me) non è in grado di comprendere appieno questa espressione artistica. Il vero problema è di quei visitatori che ci cascano dentro! Solo nella giornata di mercoledì 10 ottobre, l’opera ha mietuto due vittime: una ragazza che non si è accorta dei cartelli di avvertimento ed è stata trascinata fuori dalla crepa (pardon, dall’opera) dai suoi amici e una signora più attempata che ci ha messo tranquillamente i piedi sopra perché pensava che la crepa (ops, scusa, l’opera) fosse in effetti dipinta sul pavimento.
Sai una cosa, non so se questa installazione ce la farà a resistere fino al 6 di aprile dell’anno prossimo, in effetti ci si potrebbe scommettere su qualcosa: o questi infortuni funzioneranno da “pubblicità” all’opera, che avrà dunque un successo incredibile, o la toglieranno entro una settimana per paura di denunce da parte dei visitatori. Questo è stato proprio il commento di un operaio edile in visita alla Tate Modern “se quella crepa l’avessi fatta io, a quest’ora mi avrebbero già denunciato per inosservanza delle norme di sicurezza”.
Che ne dici? Hai in programma un viaggio a Londra da qui al prossimo Aprile? Non sei curioso anche tu di ammirare (o cascare in) una crepa da 450mila euro? Vieni alla Tate Modern allora, ci sono anche altre installazioni interessantissime, tipo una montagna fatta di scatole bianche…
Industria e agricoltura: due settori,un destino comune
14 ottobre 2007
Interventi del Presidente Soru e dell'Assesore Rau
12 ottobre 2007
8 ottobre 2007
TG1 Economia e Panorama.it
- Migliaia di lavoratori dell'industria in Sardegna rischiano la disoccupazione per la chiusura delle loro aziende. (Clicca per vedere il filmato)
Migliaia di lavoratori dell'industria in Sardegna rischiano la disoccupazione per la chiusura delle loro aziende. Sempre più turismo, sempre meno industria. Nel 2004 gli occupati erano 148.000 nel 2006 124000. In tre anni i posti persi sono stati 24.000. A penalizzare l'isola è ciò che la fa ricca dal punto di vista del turismo: il mare
Aziende in crisi, tutte le grane sul tavolo del ministro Bersani
L’ultima riunione si è tenuta a fine settembre per il caso Elitel, l’operatore telefonico alternativo al quale la Telecom Italia ha interrotto l’interconnessione per non aver pagato al gruppo presieduto da Pasquale Pistorio un debito commerciale di 100 milioni. Ma la crisi dell’Elitel è solo la più recente a essere finita sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico, in particolare di quello che al dicastero retto da Pierluigi Bersani chiamano “ufficio grane”. La direzione guidata da Paolo Ruta, infatti, si occupa delle aziende che hanno in corso processi di ristrutturazione, spesso con ricorso alla cassa integrazione e talvolta sull’orlo di chiusura.Così capita che i sindacati, come pure esponenti della maggioranza di centrosinistra e politici locali, invochino un vertice governativo per cercare di tranquillizzare i lavoratori a rischio di esubero e magari per tentare di far fare una marcia indietro su tagli e riorganizzazioni agli amministratori delle società in crisi. Tanto che si arriva a volte, come è capitato ai vertici della Bayer Biologicals, a richieste esplicite del governo di “trovare una diversa soluzione industriale” promettendo “un potenziamento del polo farmaceutico senese” in collaborazione con gli enti locali.Il governo si è dovuto interessare pure di ghiaccioli. Alla Unilever, intenzionata a smantellare a Cagliari lo stabilimento di gelati, il sottosegretario allo Sviluppo economico Alfonso Gianni (Rifondazione comunista) ha intimato: occorre “rendere eludibile la decisione di chiusura dello stabilimento”, invitando i rappresentanti della multinazionale “a fornire gli esiti dei richiesti approfondimenti”. Ma il gruppo ha fatto presente “la sovraccapacità produttiva dello stabilimento di Cagliari, nonché l’insussistenza delle condizioni che possano consentire la destinazione del complesso ad altre attività del gruppo”.L’esecutivo non esita a dispensare consigli e intimazioni pure alla Parmalat capitanata da Enrico Bondi: “Si è convenuto sull’esigenza che Parmalat proceda con la massima sollecitudine nelle necessarie verifiche sulle manifestazioni di interesse sin qui acquisite” è scritto nel verbale della riunione governativa con i manager del gruppo quotato in borsa. Le “manifestazioni di interesse” riguardano il complesso agroindustriale di Lodi che fa parte dello stabilimento della Polenghi Lombardo, marchio della Parmalat.
Il ministero dello Sviluppo, attraverso l’ex deputato Gianfranco Borghini, ora alla testa del gruppo per l’occupazione della presidenza del Consiglio, si è anche affrettato a convocare i vertici della Michelin Italia dopo alcune indiscrezioni che parlavano di un possibile ridimensionamento dei quattro siti piemontesi del gruppo francese. Nel corso dell’incontro i sindacati hanno sottolineato che “il gruppo non potrà realizzare il recupero di efficienza e di competitività che è necessario e soprattutto non potrà garantire il mantenimento in tutti e quattro i siti della produzione di pneumatici”.Il presidente della Michelin Italia, Joel Pouget, ha invece rimarcato che l’azienda francese “intende agire nell’immediato per ridurre i costi di produzione, a cominciare da quelli energetici e per mettere in efficienza gli impianti”. Gli uomini di Bersani hanno detto ai sindacati di essere disposti a verificare in concreto le parole degli amministratori del gruppo. Il colosso transalpino è quindi sotto osservazione.Ancor più netta la posizione dell’esecutivo nel caso dell’Agfa Graphic di Sulmona: “L’intendimento del ministero” ha scandito il sottosegretario Gianni durante la riunione “è quello di assumere più incisive azioni nei confronti dell’Agfa Graphic per sbloccare una situazione che di fatto non lascia prospettive di un recupero produttivo dello stabilimento”. E l’esponente del partito guidato da Franco Giordano ha fatto mettere a verbale di “stigmatizzare i comportamenti tenuti dall’azienda nei confronti del ministero”.Altra grana alla Delphi di Livorno: se entro 10 mesi non si trova una soluzione, i 270 operai ora in cassa integrazione entreranno in mobilità. La giunta regionale della Toscana si è dichiarata disponibile ad assumere una quota di partecipazione nel progetto di recupero, insieme con una cordata di imprenditori capeggiata da Gianmario Rossignolo. Ma dal ministero dell’Ambiente guidato da Alfonso Pecoraro Scanio è partita una richiesta: è indispensabile prima un’opera di bonifica e messa in sicurezza di tutta la zona industriale.L’attività dell’ufficio grane non si ferma. Una delle prime riunioni previste entro metà ottobre servirà a fare il punto sulla Isotta Fraschini, società che produce motori marini e industriali controllata dal gruppo statale Fincantieri. La perdita di una commessa per l’Iran (il governo ha revocato l’autorizzazione all’export) aggraverà i conti già in rosso dell’azienda: guai in vista.
5 ottobre 2007
UNILEVER: Maria Grazia Caligaris(SDI) chiede interventi della Regione
(AGI) - Cagliari, 4 ott. - Un deciso intervento della Regione nei confronti del Governo per bloccare la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attivita’ avviata dall’Unilever s.r.l nei confronti dei dipendenti dello stabilimento di Cagliari e’ stato chiesto dal consigliere socialista Maria Grazia Caligaris (SDI).
Rivolta al presidente della Regione e agli assessori dell’Industria e del Lavoro, la Caligaris ha chiesto che “nell’ambito del progetto di ristrutturazione nazionale “One Unilever”, siano verificate le possibilita’ di ridefinire il ruolo dello stabilimento di Cagliari considerato di eccellenza”.
L’azienda, nel corso dell’informativa dell’8 maggio 2007 riguardante le tre fabbriche operanti in Italia ha infatti ribadito che lo stabilimento di Cagliari e’ il migliore per attivita’ di sperimentazione, per incremento della produzione e per la bassa percentuale (meno del 3%) di assenteismo.L’Unilever srl pretende inoltre di vendere lo stabilimento cagliaritano ma pone il vincolo per chi acquista di non produrre gelati vanificando di fatto le alte professionalita’ che vi operano e gli investimenti attuati con consistenti contributi pubblici e creando difficolta’ enormi a chi intende acquistare obbligato a cambiare produzione.
Se la motivazione della decisione di cessazione dell’attivita’ a Cagliari e’ motivata dai costi non competitivi generati dal trasporto marittimo per raggiungere i mercati non si comprende - sottolinea Caligaris - il perche’ del vincolo.
Sottilineato che il provvedimento di cessazione dell’attivita’ riguarda complessivamente, tra occupazione diretta ed indotta, circa 200 lavoratori in un’area industriale da tempo interessata a ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali con pesanti conseguenze sui lavoratori e le loro famiglie, l’interrogante ricorda che i lavoratori assistiti dai sindacati Cgil-Cisl-Uil, stanno attuando manifestazioni di protesta per sollecitare il rispetto degli accordi sottoscritti a partire da quello in data 17 novembre 2003.
La Unilever Italia s.r.l, con sede legale a Milano e fabbriche a Cagliari, Caivano e Cisterna, per lo stabilimento cagliaritano ha usufruito negli anni delle leggi di incentivazione nazionali e regionali, per la costruzione, l’acquisto dei macchinari e l’assunzione del personale. (AGI)
Cagliari: Caligaris (Sdi), Regione Blocchi Licenziamenti Unilever
Cagliari, 4 ott. - (Adnkronos) - Un deciso intervento della Regione Sardegna nei confronti del Governo per bloccare la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attivita' avviata dall'Unilever srl nei confronti dei dipendenti dello stabilimento di Cagliari e' stato chiesto dalla consigliera socialista Maria Grazia Caligaris (Sdi), segretaria della Commissione ''Diritti Civili''. La consigliera ha chiesto al presidente della Regione, Renato Soru ed agli assessori dell'Industria, Concetta Rau, e del Lavoro, Romana Congera, che ''nell'ambito del progetto di ristrutturazione nazionale ''One Unilever'', siano verificate le possibilita' di ridefinire il ruolo dello stabilimento di Cagliari considerato di eccellenza''. L'azienda, nel corso dell'informativa dell'8 maggio scorso riguardante le tre fabbriche operanti in Italia ha infatti ribadito che lo stabilimento di Cagliari e' il migliore per attivita' di sperimentazione, per incremento della produzione e per la bassa percentuale (meno del 3%) di assenteismo.
''L'Univeler srl - sottolinea Caligaris - pretende inoltre di vendere lo stabilimento cagliaritano ma pone il vincolo per chi acquista di non produrre gelati vanificando di fatto le alte professionalita' che vi operano e gli investimenti attuati con consistenti contributi pubblici e creando difficolta' enormi a chi intende acquistare obbligato a cambiare produzione''. ''Se la motivazione della decisione di cessazione dell'attivita' a Cagliari e' motivata dai costi non competitivi generati dal trasporto marittimo per raggiungere i mercati non si comprende - conclude Caligaris - il perche' del vincolo.
3 ottobre 2007
Protesta dei Lavoratori Unilever Algida di Cagliari
Al termine della seduta del Consiglio regionale della Sardegna,tutti i capigruppo hanno incontrato una delegazione dei Lavoratori dell'Unilever di Cagliari che per tutta la mattina hanno manifestato davanti al palazzo Viceregio.La delegazione ha illustrato ai capigruppo la situazione dell'azienda cagliaritana.La multinazionale ha deciso di chiudere e di licenziare i 200 lavoratori.La cessazione dell'attività dell'azienda del capoluogo sardo - ha spiegato Raffaele Lecca, rappresentante territoriale della Cgil - si inserisce in una ristrutturazione totale che prevede il licenziamento in tutta Europa di circa 12.000 lavoratori."La situazione della Sardegna - ha spiegato Francesco Piras rappresentante territoriale della Cisl - è ancora piú grave in quanto la Unilever vuole vendere lo stabilimento cagliaritano con il vincolo, per chi acquista, di non produrre gelati.Una condizione che crea difficoltà enormi per chi intende comprare che sarà obbligato a cambiare totalmente produzione". La delegazione ha chiesto al Consiglio regionale di intervenire presso il ministero."Vogliamo sapere - hanno detto i lavoratori - chi sono gli acquirenti (ci sarebbero due aziende interessate una sarda e una nazionale)e vogliamo garanzie per il futuro occupazionale dei lavoratori". La delegazione ha chiesto ai capigruppo di portare avanti una iniziativa politica per fare in modo che l'Unilever non metta nessun vincolo all'acquirente in modo da rendere piú facili le trattative per l'acquisto dello stabilimento cagliaritano che è considerato la "perla" degli stabilimenti della multinazionale.
2 ottobre 2007
Boicottare l'Algida ?
Cuori di panna e cuori d'oro
DA L'UNIONE SARDA del 29 settembre 2007
Il conto alla rovescia per i lavoratori della Unilver Algida di Viale Marconi procede implacabile. E così 200 persone sì troveranno presto senza lavoro, perché un'azienda ha deciso la chiusura di uno stabilimento che non soffre di scarsa produttività e che di certo non opera in un settore in crisi. Si tratta di strategie aziendali. Non sono però comprensibili i motivi che vieterebbero la produzione di gelati a un' azienda che eventualmente volesse rilevare lo stabilimento, avvalendosi delle capacità degli addetti.
Invito chi volesse farlo, a leggersila storia della birra Pedavena in Friuli (http://www.birrapedavena.it/). Semplicemente boicottandone la birra, i consumatori fecero cambiare.idea alla azienda che comprò e chiuse lo stabilimento.
So bene quanto scarso stati peso del mercato sardo rispetto alle realtà multinazionali in cui opera l'Unilever,ma l'unica maniera per farsi sentire e capire da un'azienda è quella di toccarle il portafoglio.
Lancio quindi l'idea e sarei contento se solamente si aprisse un dibattito su questepagine.
E vorrei sentire il parere dei nostri amministratori.
Siamo in grado di dire chiaro all' azienda che boicotteremo i loro prodotti se non vengono incontro ai loro operai?
Oppure prevarrà il desiderio di cornetto?
Siamo un popolo dal cuore d' oro o di panna?
STEFANO DEL RIO - ASSEMINI
isardinelmondo@unionesarda.it
lettere@unionesarda.com
AD MAIORA MEDIA:
REGIONE, Lavoratori Unilever incontrano capigruppo
Al termine della seduta del Consiglio regionale i capigruppo hanno incontrato una delegazione dei lavoratori dell’Unilever che per tutta la mattina hanno manifestato davanti al palazzo Viceregio. La delegazione ha illustrato ai capigruppo la situazione dell’azienda cagliaritana. La multinazionale ha deciso di chiudere e di licenziare i 200 lavoratori.La cessazione dell’attività dell’azienda del capoluogo sardo – ha spiegato Raffaele Lecca, rappresentante territoriale della Cgil – si inserisce in una ristrutturazione totale che prevede il licenziamento in tutta Europa di circa 12.000 lavoratori. La situazione della Sardegna - ha spiegato Francesco Piras rappresentante territoriale della Cisl - è ancora più grave in quanto la Unilever vuole vendere lo stabilimento cagliaritano con il vincolo, per chi acquista, di non produrre gelati. Una condizione che crea difficoltà enormi per chi intende comprare che sarà obbligato a cambiare totalmente produzione. La delegazione ha chiesto al Consiglio regionale di intervenire presso il ministero. (red) (admaioramedia.it)
AGI Agenzia Italia
CONSIGLIO REGIONALE: MOZIONI CENTRODESTRA, RINVIO ALTRA SEDUTA
(AGI) - Cagliari, 2 ott. - Il Consiglio regionale ha concluso in tarda mattinata i lavori nella sede “provvisoria” di Palazzo Regio, rinviando alla prossima seduta, che sara’ convocata a domicilio nell’Aula di via Roma messa a nuovo, la discussione di due mozioni del centrodestra, una sulla produzione di energia da fonti fotovoltaiche ed eoliche, l’altra sulle Ferrovie dello Stato.Il centrodestra ha contestato l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanita’, Nerina Dirindin, chiamata a rispondere a un’interpellanza del gruppo dell’Udc su un recente episodio di violenza nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Trinita’ di Cagliari. Il presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, ha portato all’Aula le scuse dell’assessore, impegnato a Paulilatino (Oristano) in un convegno cui partecipava anche il ministro Paolo Ferrero.Dopo una conferenza dei capigruppo, Spissu ha chiuso la seduta, anche per consentire un incontro con una delegazione dei lavoratori dello stabilimento Unilever di viale Marconi a Cagliari, destinato alla chiusura a fine dicembre, che da stamane presidiano l’ingresso del palazzo Regio.