31 ottobre 2007

24 ottobre 2007

Unilever trasferisce la produzione in Ungheria

"La Unilever sta trasferendo in Ungheria, nel suo stabilimento di Nyirbátor, la produzione della sua linea di prodotti detergenti Cif". Lo comunica l´ICE. Lo stabilimento di Nyirbátor, che ha già dato inizio alla produzione della linea Domestos, potrebbe in futuro accogliere anche le linee di produzione della Unilever in fase di delocalizzazione dall´Ucraina.Il CEO della Unilever Patrick Cescau ha di recente annunciato la chiusura, entro il 2008, di tre fabbriche attualmente localizzate in Olanda, a causa dei troppo elevati costi di gestione.

Fonte: VEGA- by Roberto Rais

Qui Cagliari a Voi Milano........






21 ottobre 2007

19 ottobre 2007


fabbrica unilever cagliari

Little Wing - Jimi Hendrix

Well she's walking through the clouds
With a circus mind that's running wild
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind.

When I'm sad, she comes to me
With a thousand smiles, she gives to me free
It's alright she says it's alright
Take anything you want from me, anything
Anything.

Fly on little wing,


Guarda, sta passando tra le nuvole
Con uno spirito funambolo che corre sfrenato
Farfalle e zebre e raggi di luna e storie di fate
Questo da sempre il mondo dei suoi pensieri
Cavalcando con il vento

Quando sono triste lei viene da me
A regalarmi mille sorrisi
Va tutto bene, dice, va tutto bene
Prendi da me tutto quello che vuoi
Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa

Vola Piccola Ala

16 ottobre 2007

UNILEVER SERIES - Shibboleth di Doris Salcedo

La Tate Modern di Londra, per la Unilever Series, continua con le installazioni spettacolari all’interno della Turbine Hall, affidando questa volta il progetto alla colombiana Doris Salcedo.
Installata da pochi giorni e visibile fino ad aprile, “Shibboleth“(450.000 €),la crepa che attraversa in lungo la pavimentazione del museo, è un’installazione site specific a carattere politico e sociale.
La spaccatura non rappresenta una conseguenza di un terremoto, non fisico almeno. Raffigura invece la separazione che esiste tra paesi occidentali e resto del mondo, tra poveri e ricchi, e definisce anche l’arte moderna costruita quasi esclusivamente dagli occidentali. Una cultura moderna basata su razzismo e colonialismo, con tradizioni lontane, che esclude gli “altri” sia per ragioni culturali (non occidentali) sia per ragioni sociali (i poveri, le classi inferiori).
Shibboleth, termine di origine biblica, è utilizzato per escludere qualcuno da un gruppo. Shibboleth di Doris Salcedo è la frattura del mondo moderno.

Swingin' London/ Vittime dell'arte: alla Tate Modern i visitatori precipitano nella crepa-installazione di Doris Salcedo

Sabato 13.10.2007 17:50
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di Andrea Sturniolo
A Londra esiste uno spazio espositivo riservato alle opere di arte moderna che poche città al mondo possono vantare. A New York c’è il MoMa, a Bilbao c’è il museo Guggenheim, a Londra c’è la Tate Modern: appuntamento imperdibile per gli appassionati di artisti del calibro di Dalì, De Chirico, Modigliani, Kandinsky, Mirò, Warhol.
Devo ammettere con tutta onestà che non ho gli “strumenti” per capire a pieno molte delle opere esposte alla Tate Modern: spesso mi capita che pur non capendo perfettamente cosa c’è davanti ai miei occhi, dentro sento un movimento, e mi illudo di riuscire a capire l’opera almeno a livello inconscio. Non so se è poi davvero così…Altre volte invece, ammirando questi lavori, mi capita di sentirmi più come il grande Alberto Sordi in “Vacanze Intelligenti”, quando la moglie, con i piedi gonfi, si era accomodata su una sedia che era in realtà un’opera in esposizione, venendo fotografata e ricevendo anche una proposta d’acquisto.

Ebbene: dal 9 ottobre e fino al prossimo 6 aprile, la nostra Tate Modern ospita un’installazione dell’artista colombiana Doris Salcedo. Il titolo dell’opera è “Shibboleth”.“Shibboleth” è essenzialmente una crepa lunga 167 metri nel pavimento di cemento del museo, e vuole rappresentare secondo l’artista “il margine, quello che provano gli immigrati, l’esperienza della segregazione e dell’odio razziale. E’ quello che prova una persona che dal terzo mondo è catapultata nel cuore dell’Europa”.L’artista ha realizzato l’opera per un costo di 300mila sterline (450mila euro) e mantiene il più stretto riserbo sulle sue modalità di realizzazione.
Ora: il problema vero non è di chi (come me) non è in grado di comprendere appieno questa espressione artistica. Il vero problema è di quei visitatori che ci cascano dentro! Solo nella giornata di mercoledì 10 ottobre, l’opera ha mietuto due vittime: una ragazza che non si è accorta dei cartelli di avvertimento ed è stata trascinata fuori dalla crepa (pardon, dall’opera) dai suoi amici e una signora più attempata che ci ha messo tranquillamente i piedi sopra perché pensava che la crepa (ops, scusa, l’opera) fosse in effetti dipinta sul pavimento.
Sai una cosa, non so se questa installazione ce la farà a resistere fino al 6 di aprile dell’anno prossimo, in effetti ci si potrebbe scommettere su qualcosa: o questi infortuni funzioneranno da “pubblicità” all’opera, che avrà dunque un successo incredibile, o la toglieranno entro una settimana per paura di denunce da parte dei visitatori. Questo è stato proprio il commento di un operaio edile in visita alla Tate Modern “se quella crepa l’avessi fatta io, a quest’ora mi avrebbero già denunciato per inosservanza delle norme di sicurezza”.
Che ne dici? Hai in programma un viaggio a Londra da qui al prossimo Aprile? Non sei curioso anche tu di ammirare (o cascare in) una crepa da 450mila euro? Vieni alla Tate Modern allora, ci sono anche altre installazioni interessantissime, tipo una montagna fatta di scatole bianche…



Industria e agricoltura: due settori,un destino comune




Industria e agricoltura: due settori uniti da un destino comune e con un futuro nerissimo. La crisi economica dell'isola investe in pieno l'industria e l'agricoltura. E i sindacati hanno deciso che non si può più attendere. È giunto il momento della mobilitazione, per far sentire la voce dei campi e degli stabilimenti industriali che trasformano i prodotti tipici sardi. Ieri i sindacati di categoria dell'industria agroalimentare hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione sottolineando «la situazione drammatica» del settore.

I SINDACATI Per Cgil, Cisl e Uil si deve accelerare sull'Accordo di programma, chiesto attraverso il confronto Giunta-Governo sull'intesa istituzionale, che però fa segnare un rallentamento, tanto che i sindacati confederali sono pronti allo sciopero.

L'Accordo di programma è «lo strumento giusto perchè affronterebbe l'emergenza ponendo le basi anche per garantire una prospettiva al settore, a patto che oltre alle risorse finanziarie ci siano volontà e progetti», scrivono Tore Mallocci, Graziano Meloni e Pasquale Deiana, leader di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila.

L'ELENCO Le situazioni di crisi, in Sardegna, sono numerose. A iniziare da Unilever , la multinazionale che ha deciso di chiudere lo stabilimento di Cagliari, cancellando 280 posti di lavoro tra stagionali e precari, spiegano i sindacati in una nota. E questo avviene nonostante «lo stabilimento sardo sia il più efficiente e produttivo della rete nazionale, a detta della stessa Unilever, ma viene cancellato con scelte assurde e unilaterali maturate fuori dall'Italia». Le scelte comunitarie, allo stesso tempo, hanno inciso sul destino della Sadam di Villasor, uno dei 14 stabilimenti italiani in crisi del settore saccarifero: 82 lavoratori fissi e 200 precari hanno perso il loro posto di lavoro mentre 400 aziende agricole «vedono ridotte le loro possibilità di produrre e di contribuire all'economia sarda», ricordano i sindacati.

La crisi della Palmera di Olbia riempie quotidianamente le cronache dei giornali. «Un marchio glorioso rischia di essere svenduto a ditte concorrenti abbandonando la fabbrica, i lavoratori e il territorio della Gallura», osservano le tre sigle sindacali. A rischio ci sono oggi 240 posti di lavoro diretti (nel 2003 erano 480) a Olbia e 24 a Milano, «mentre emergono progetti fantasiosi e altri, di tipo speculativo, restano sullo sfondo. Eppure ci sarebbero altre proposte di imprenditori che intendono rilevare l'azienda per rilanciarla. In sostanza viene ignorata la possibilità di continuità produttiva, economica e occupazionale», sostengono ancora Cgil, Cisl e Uil.

A queste crisi va aggiunta anche l'annata difficile della Casar : nell'ultima stagione si sono persi oltre 70 mila quintali di produzione di pomodoro da industria (330.000 invece di 400.000) che si traduce in un taglio del 25% delle giornate lavorative per 400 precari. E infine a Oristano, l'Isola Dolce , ha deciso di mandare a casa 24 lavoratori su 36, mentre la Martini , che attraversa un periodo di crisi, ha ridotto l'organico di 20 dipendenti su 100.

LE PROPOSTE Una situazione che appare come un vero e proprio campo di battaglia. Nonostante questo, i sindacati denunciano l'inerzia della Regione: «È possibile che la Giunta regionale e il ministro dello Sviluppo economico trascurino tutto ciò sino all'irreparabile», protestano i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, «la Giunta Regionale deve battere un colpo, il Governo nazionale deve rispondere. E le imprese, le aziende agricole cosa fanno? Vogliono o no rispondere con scelte anche coraggiose in termini di investimenti, ricerca e formazione per reggere l'impatto e la concorrenza con un mercato sempre più aggressivo e globalizzato?».

Nonostante i molti scioperi, sit-in e assemblee già attuati a Olbia, Cagliari, Villasor e Oristano, i sindacati hanno dunque deciso che «è necessario continuare. Occorre una ulteriore mobilitazione e un salto di qualità del conflitto».

14 ottobre 2007

Interventi del Presidente Soru e dell'Assesore Rau




Renato Soru ai sindacati e alle imprese: un dialogo senza pregiudizi




“Noi siamo dietro qualsiasi vertenza, e siamo un caso anomalo. Non dovremmo neppure farlo. Di fronte a certe situazioni forse dovremmo limitarci a dire: è il mondo, è la globalizzazione, che devo fare? Invece no, invece ci mettiamo la faccia, perché penso che sia il nostro dovere e penso che ce la possiamo anche fare. Ma se scarichiamo le responsabilità e accusiamo la Regione di non fare abbastanza, non si va da nessuna parte. Possiamo essere accusati di fare troppo, non di non fare niente. Se queste aziende le dobbiamo difendere, allora dobbiamo farlo insieme. Il che vuol dire che non possiamo permettere che le smantellino, dobbiamo far sì che non svitino neppure una lampadina. E non per scaricarci le responsabilità reciprocamente. Su queste cose sono volentieri con voi.

Penso all’Unilever, a cosa sta accadendo: non solo si vuole chiudere l’impianto, ma si vuole addirittura spargere il sale. Fare in modo che gelati non se ne debbano più fare in Sardegna. Noi possiamo dire che gelati li vogliamo fare e che, se non li vogliono fare loro, li farà qualcun altro. Intendo dire che se li fanno loro va bene, ma se non li vogliono fare che vadano pure e che lascino gli impianti ad altri. E magari con gli stessi lavoratori, sostenuti da Regione e sindacato, insieme ad altre aziende locali, come la Tre A di Arborea, (che già fornisce latte a questa azienda) si trova un’alternativa.

Invece continuiamo a litigare tra di noi, a scaricarci le responsabilità, quando il litigio è semmai con qualcun altro. Possibile che non si trovi un imprenditore locale disposto a rilevare l’azienda e fare gelati? Noi su questo fronte ci siamo e di questo vogliamo parlare con i sindacati. "









Unilever:

Nell’ambito di una riorganizzazione mondiale degli stabilimenti produttivi europei, la multinazionale ha decretato la chiusura di quello cagliaritano a fine 2007 che impegna 180 tra lavoratori fissi e stagionali. «Noi puntiamo alla salvaguardia dei posti di lavoro e siamo impegnati alla ricerca di acquirenti che possano rilevare lo stabilimento di Cagliari per riavviare gli impianti», dice Concetta Rau.


13 ottobre 2007

8 ottobre 2007

TG1 Economia e Panorama.it


Tg1 Economia - Sardegna, industria in crisi
- Migliaia di lavoratori dell'industria in Sardegna rischiano la disoccupazione per la chiusura delle loro aziende. (Clicca per vedere il filmato)


Migliaia di lavoratori dell'industria in Sardegna rischiano la disoccupazione per la chiusura delle loro aziende. Sempre più turismo, sempre meno industria. Nel 2004 gli occupati erano 148.000 nel 2006 124000. In tre anni i posti persi sono stati 24.000. A penalizzare l'isola è ciò che la fa ricca dal punto di vista del turismo: il mare


Aziende in crisi, tutte le grane sul tavolo del ministro Bersani


L’ultima riunione si è tenuta a fine settembre per il caso Elitel, l’operatore telefonico alternativo al quale la Telecom Italia ha interrotto l’interconnessione per non aver pagato al gruppo presieduto da Pasquale Pistorio un debito commerciale di 100 milioni. Ma la crisi dell’Elitel è solo la più recente a essere finita sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico, in particolare di quello che al dicastero retto da Pierluigi Bersani chiamano “ufficio grane”. La direzione guidata da Paolo Ruta, infatti, si occupa delle aziende che hanno in corso processi di ristrutturazione, spesso con ricorso alla cassa integrazione e talvolta sull’orlo di chiusura.Così capita che i sindacati, come pure esponenti della maggioranza di centrosinistra e politici locali, invochino un vertice governativo per cercare di tranquillizzare i lavoratori a rischio di esubero e magari per tentare di far fare una marcia indietro su tagli e riorganizzazioni agli amministratori delle società in crisi. Tanto che si arriva a volte, come è capitato ai vertici della Bayer Biologicals, a richieste esplicite del governo di “trovare una diversa soluzione industriale” promettendo “un potenziamento del polo farmaceutico senese” in collaborazione con gli enti locali.Il governo si è dovuto interessare pure di ghiaccioli. Alla Unilever, intenzionata a smantellare a Cagliari lo stabilimento di gelati, il sottosegretario allo Sviluppo economico Alfonso Gianni (Rifondazione comunista) ha intimato: occorre “rendere eludibile la decisione di chiusura dello stabilimento”, invitando i rappresentanti della multinazionale “a fornire gli esiti dei richiesti approfondimenti”. Ma il gruppo ha fatto presente “la sovraccapacità produttiva dello stabilimento di Cagliari, nonché l’insussistenza delle condizioni che possano consentire la destinazione del complesso ad altre attività del gruppo”.L’esecutivo non esita a dispensare consigli e intimazioni pure alla Parmalat capitanata da Enrico Bondi: “Si è convenuto sull’esigenza che Parmalat proceda con la massima sollecitudine nelle necessarie verifiche sulle manifestazioni di interesse sin qui acquisite” è scritto nel verbale della riunione governativa con i manager del gruppo quotato in borsa. Le “manifestazioni di interesse” riguardano il complesso agroindustriale di Lodi che fa parte dello stabilimento della Polenghi Lombardo, marchio della Parmalat.

Il ministero dello Sviluppo, attraverso l’ex deputato Gianfranco Borghini, ora alla testa del gruppo per l’occupazione della presidenza del Consiglio, si è anche affrettato a convocare i vertici della Michelin Italia dopo alcune indiscrezioni che parlavano di un possibile ridimensionamento dei quattro siti piemontesi del gruppo francese. Nel corso dell’incontro i sindacati hanno sottolineato che “il gruppo non potrà realizzare il recupero di efficienza e di competitività che è necessario e soprattutto non potrà garantire il mantenimento in tutti e quattro i siti della produzione di pneumatici”.Il presidente della Michelin Italia, Joel Pouget, ha invece rimarcato che l’azienda francese “intende agire nell’immediato per ridurre i costi di produzione, a cominciare da quelli energetici e per mettere in efficienza gli impianti”. Gli uomini di Bersani hanno detto ai sindacati di essere disposti a verificare in concreto le parole degli amministratori del gruppo. Il colosso transalpino è quindi sotto osservazione.Ancor più netta la posizione dell’esecutivo nel caso dell’Agfa Graphic di Sulmona: “L’intendimento del ministero” ha scandito il sottosegretario Gianni durante la riunione “è quello di assumere più incisive azioni nei confronti dell’Agfa Graphic per sbloccare una situazione che di fatto non lascia prospettive di un recupero produttivo dello stabilimento”. E l’esponente del partito guidato da Franco Giordano ha fatto mettere a verbale di “stigmatizzare i comportamenti tenuti dall’azienda nei confronti del ministero”.Altra grana alla Delphi di Livorno: se entro 10 mesi non si trova una soluzione, i 270 operai ora in cassa integrazione entreranno in mobilità. La giunta regionale della Toscana si è dichiarata disponibile ad assumere una quota di partecipazione nel progetto di recupero, insieme con una cordata di imprenditori capeggiata da Gianmario Rossignolo. Ma dal ministero dell’Ambiente guidato da Alfonso Pecoraro Scanio è partita una richiesta: è indispensabile prima un’opera di bonifica e messa in sicurezza di tutta la zona industriale.L’attività dell’ufficio grane non si ferma. Una delle prime riunioni previste entro metà ottobre servirà a fare il punto sulla Isotta Fraschini, società che produce motori marini e industriali controllata dal gruppo statale Fincantieri. La perdita di una commessa per l’Iran (il governo ha revocato l’autorizzazione all’export) aggraverà i conti già in rosso dell’azienda: guai in vista.

5 ottobre 2007

UNILEVER: Maria Grazia Caligaris(SDI) chiede interventi della Regione

UNILEVER: CALIGARIS, INTERVENGA LA REGIONE(AGI - Agenzia Italia)

(AGI) - Cagliari, 4 ott. - Un deciso intervento della Regione nei confronti del Governo per bloccare la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attivita’ avviata dall’Unilever s.r.l nei confronti dei dipendenti dello stabilimento di Cagliari e’ stato chiesto dal consigliere socialista Maria Grazia Caligaris (SDI).
Rivolta al presidente della Regione e agli assessori dell’Industria e del Lavoro, la Caligaris ha chiesto che “nell’ambito del progetto di ristrutturazione nazionale “One Unilever”, siano verificate le possibilita’ di ridefinire il ruolo dello stabilimento di Cagliari considerato di eccellenza”.
L’azienda, nel corso dell’informativa dell’8 maggio 2007 riguardante le tre fabbriche operanti in Italia ha infatti ribadito che lo stabilimento di Cagliari e’ il migliore per attivita’ di sperimentazione, per incremento della produzione e per la bassa percentuale (meno del 3%) di assenteismo.L’Unilever srl pretende inoltre di vendere lo stabilimento cagliaritano ma pone il vincolo per chi acquista di non produrre gelati vanificando di fatto le alte professionalita’ che vi operano e gli investimenti attuati con consistenti contributi pubblici e creando difficolta’ enormi a chi intende acquistare obbligato a cambiare produzione.
Se la motivazione della decisione di cessazione dell’attivita’ a Cagliari e’ motivata dai costi non competitivi generati dal trasporto marittimo per raggiungere i mercati non si comprende - sottolinea Caligaris - il perche’ del vincolo.
Sottilineato che il provvedimento di cessazione dell’attivita’ riguarda complessivamente, tra occupazione diretta ed indotta, circa 200 lavoratori in un’area industriale da tempo interessata a ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali con pesanti conseguenze sui lavoratori e le loro famiglie, l’interrogante ricorda che i lavoratori assistiti dai sindacati Cgil-Cisl-Uil, stanno attuando manifestazioni di protesta per sollecitare il rispetto degli accordi sottoscritti a partire da quello in data 17 novembre 2003.
La Unilever Italia s.r.l, con sede legale a Milano e fabbriche a Cagliari, Caivano e Cisterna, per lo stabilimento cagliaritano ha usufruito negli anni delle leggi di incentivazione nazionali e regionali, per la costruzione, l’acquisto dei macchinari e l’assunzione del personale. (AGI)

Cagliari: Caligaris (Sdi), Regione Blocchi Licenziamenti Unilever

Cagliari, 4 ott. - (Adnkronos) - Un deciso intervento della Regione Sardegna nei confronti del Governo per bloccare la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attivita' avviata dall'Unilever srl nei confronti dei dipendenti dello stabilimento di Cagliari e' stato chiesto dalla consigliera socialista Maria Grazia Caligaris (Sdi), segretaria della Commissione ''Diritti Civili''. La consigliera ha chiesto al presidente della Regione, Renato Soru ed agli assessori dell'Industria, Concetta Rau, e del Lavoro, Romana Congera, che ''nell'ambito del progetto di ristrutturazione nazionale ''One Unilever'', siano verificate le possibilita' di ridefinire il ruolo dello stabilimento di Cagliari considerato di eccellenza''. L'azienda, nel corso dell'informativa dell'8 maggio scorso riguardante le tre fabbriche operanti in Italia ha infatti ribadito che lo stabilimento di Cagliari e' il migliore per attivita' di sperimentazione, per incremento della produzione e per la bassa percentuale (meno del 3%) di assenteismo.
''L'Univeler srl - sottolinea Caligaris - pretende inoltre di vendere lo stabilimento cagliaritano ma pone il vincolo per chi acquista di non produrre gelati vanificando di fatto le alte professionalita' che vi operano e gli investimenti attuati con consistenti contributi pubblici e creando difficolta' enormi a chi intende acquistare obbligato a cambiare produzione''. ''Se la motivazione della decisione di cessazione dell'attivita' a Cagliari e' motivata dai costi non competitivi generati dal trasporto marittimo per raggiungere i mercati non si comprende - conclude Caligaris - il perche' del vincolo.

3 ottobre 2007

Lavoratori Unilever - sit-in in Piazza Palazzo


Protesta dei Lavoratori Unilever Algida di Cagliari

Al termine della seduta del Consiglio regionale della Sardegna,tutti i capigruppo hanno incontrato una delegazione dei Lavoratori dell'Unilever di Cagliari che per tutta la mattina hanno manifestato davanti al palazzo Viceregio.La delegazione ha illustrato ai capigruppo la situazione dell'azienda cagliaritana.La multinazionale ha deciso di chiudere e di licenziare i 200 lavoratori.La cessazione dell'attività dell'azienda del capoluogo sardo - ha spiegato Raffaele Lecca, rappresentante territoriale della Cgil - si inserisce in una ristrutturazione totale che prevede il licenziamento in tutta Europa di circa 12.000 lavoratori."La situazione della Sardegna - ha spiegato Francesco Piras rappresentante territoriale della Cisl - è ancora piú grave in quanto la Unilever vuole vendere lo stabilimento cagliaritano con il vincolo, per chi acquista, di non produrre gelati.Una condizione che crea difficoltà enormi per chi intende comprare che sarà obbligato a cambiare totalmente produzione". La delegazione ha chiesto al Consiglio regionale di intervenire presso il ministero."Vogliamo sapere - hanno detto i lavoratori - chi sono gli acquirenti (ci sarebbero due aziende interessate una sarda e una nazionale)e vogliamo garanzie per il futuro occupazionale dei lavoratori". La delegazione ha chiesto ai capigruppo di portare avanti una iniziativa politica per fare in modo che l'Unilever non metta nessun vincolo all'acquirente in modo da rendere piú facili le trattative per l'acquisto dello stabilimento cagliaritano che è considerato la "perla" degli stabilimenti della multinazionale.

2 ottobre 2007



Boicottare l'Algida ?
Cuori di panna e cuori d'oro


DA L'UNIONE SARDA del 29 settembre 2007

Il conto alla rovescia per i lavoratori della Unilver Algida di Viale Marconi procede implacabile. E così 200 persone sì troveranno presto senza lavoro, perché un'azienda ha deciso la chiusura di uno stabilimento che non soffre di scarsa produttività e che di certo non opera in un settore in crisi. Si tratta di strategie aziendali. Non sono però comprensibili i motivi che vieterebbero la produzione di gelati a un' azienda che eventualmente volesse rilevare lo stabilimento, avvalendosi delle capacità degli addetti.

Invito chi volesse farlo, a leggersila storia della birra Pedavena in Friuli (http://www.birrapedavena.it/). Semplicemente boicottandone la birra, i consumatori fecero cambiare.idea alla azienda che comprò e chiuse lo stabilimento.
So bene quanto scarso stati peso del mercato sardo rispetto alle realtà multinazionali in cui opera l'Unilever,ma l'unica maniera per farsi sentire e capire da un'azienda è quella di toccarle il portafoglio.
Lancio quindi l'idea e sarei contento se solamente si aprisse un dibattito su questepagine.
E vorrei sentire il parere dei nostri amministratori.
Siamo in grado di dire chiaro all' azienda che boicotteremo i loro prodotti se non vengono incontro ai loro operai?
Oppure prevarrà il desiderio di cornetto?
Siamo un popolo dal cuore d' oro o di panna?

STEFANO DEL RIO - ASSEMINI

isardinelmondo@unionesarda.it

lettere@unionesarda.com



AD MAIORA MEDIA:


REGIONE, Lavoratori Unilever incontrano capigruppo


Al termine della seduta del Consiglio regionale i capigruppo hanno incontrato una delegazione dei lavoratori dell’Unilever che per tutta la mattina hanno manifestato davanti al palazzo Viceregio. La delegazione ha illustrato ai capigruppo la situazione dell’azienda cagliaritana. La multinazionale ha deciso di chiudere e di licenziare i 200 lavoratori.La cessazione dell’attività dell’azienda del capoluogo sardo – ha spiegato Raffaele Lecca, rappresentante territoriale della Cgil – si inserisce in una ristrutturazione totale che prevede il licenziamento in tutta Europa di circa 12.000 lavoratori. La situazione della Sardegna - ha spiegato Francesco Piras rappresentante territoriale della Cisl - è ancora più grave in quanto la Unilever vuole vendere lo stabilimento cagliaritano con il vincolo, per chi acquista, di non produrre gelati. Una condizione che crea difficoltà enormi per chi intende comprare che sarà obbligato a cambiare totalmente produzione. La delegazione ha chiesto al Consiglio regionale di intervenire presso il ministero. (red) (admaioramedia.it)


AGI Agenzia Italia
CONSIGLIO REGIONALE: MOZIONI CENTRODESTRA, RINVIO ALTRA SEDUTA

(AGI) - Cagliari, 2 ott. - Il Consiglio regionale ha concluso in tarda mattinata i lavori nella sede “provvisoria” di Palazzo Regio, rinviando alla prossima seduta, che sara’ convocata a domicilio nell’Aula di via Roma messa a nuovo, la discussione di due mozioni del centrodestra, una sulla produzione di energia da fonti fotovoltaiche ed eoliche, l’altra sulle Ferrovie dello Stato.Il centrodestra ha contestato l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanita’, Nerina Dirindin, chiamata a rispondere a un’interpellanza del gruppo dell’Udc su un recente episodio di violenza nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Trinita’ di Cagliari. Il presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, ha portato all’Aula le scuse dell’assessore, impegnato a Paulilatino (Oristano) in un convegno cui partecipava anche il ministro Paolo Ferrero.Dopo una conferenza dei capigruppo, Spissu ha chiuso la seduta, anche per consentire un incontro con una delegazione dei lavoratori dello stabilimento Unilever di viale Marconi a Cagliari, destinato alla chiusura a fine dicembre, che da stamane presidiano l’ingresso del palazzo Regio.

1 ottobre 2007

Provincia Cagliari: No alla chiusura di Unilever




Provincia Cagliari: No alla chiusura di Unilever


La Provincia di Cagliari a fianco dei lavoratori della Unilever. Di fronte alla volontà della multinazionale dell'alimentare di chiudere lo stabilimento di Cagliari nel quale produce gelati e di mettere in mobilità i lavoratori, il consiglio provinciale ha approvato un documento che impegna il presidente Milia ad intervenire nella vertenza per impedire la chiusura. “I danni conseguenti alla chiusura dello stabilimento di viale Marconi – si legge il documento - saranno incalcolabili per la realtà produttiva, economica e sociale del territorio cagliaritano”.
Il consiglio provinciale di Cagliari ha approvato all'unanimità, nella seduta di questo pomeriggio, un ordine del giorno in cui si impegna il presidente della Provincia, Graziano Milia ,a intraprendere tutte le iniziative politiche e istituzionali necessarie per impedire la chiusura dello stabilimento Unilever di viale Marconi e garantire la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. E' stato proprio Milia, a inizio seduta, a chiedere una chiara presa di posizione da parte del consiglio provinciale “in merito a una vicenda che richiede interesse e sensibilità da parte di tutte le istituzioni”. L'Unilever ha infatti annunciato la volontà di cessare al 31 dicembre 2007 la produzione e di volere abbandonare definitivamente la realtà produttiva cagliaritana. “E' stato comunicato proprio oggi ai soggetti interessati - ha riferito il presidente della Provincia in aula - che il 24 settembre l'Unilever ha attuato la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività per 78 lavoratori”. Nel documento viene rilevato che “la scelta di Unilever di chiudere il sito di Cagliari, seppure in una logica di riorganizzazione europea degli stabilimenti, è inaccettabile e incomprensibile, visti i risultati lusinghieri che questo stabilimento ha prodotto negli anni. Gli stessi dati forniti dall'azienda hanno confermato senza ombra di dubbio che, grazie agli accordi locali sottoscritti a suo tempo e alle professionalità e capacità di risposta dei lavoratori, lo stabilimento si è distinto per la sua flessibilità e competitività, come dimostrato dal premio di risultato relativo all'anno 2006 che pone lo stabilimento di Cagliari al primo posto tra quelli operanti nel territorio nazionale. I danni conseguenti alla chiusura dello stabilimento di viale Marconi - conclude il documento - saranno incalcolabili per la realtà produttiva, economica e sociale del territorio cagliaritano, soprattutto se si tiene presente che gli occupati sono circa 180 tra fissi e stagionali e considerando anche un indotto significativo per la nostra economia”.

Comunicato Unitario cgil cisl uil sulla Mobilità alla Unilever Cagliari