20 settembre 2007

Lavoro, sindacati pronti all'ultimatum

Da L'Unione Sarda web

Lavoro, sindacati pronti all'ultimatum.
Tra le richieste urgenti dei sindacati spicca la questione della cassa integrazione in deroga di 2600 lavoratori: «Risposte entro il 30 settembre o scatterà la mobilitazione».

Si concedono qualche giorno per aspettare la fumata bianca, ma i sindacati preparano i fucili «contro Governo e Regione». Nel mirino «gli accordi del 10 luglio su sviluppo e lavoro non ancora rispettati». L'ultimatum di Cgil, Cisl e Uil (dopo la riunione unitaria di ieri sera) è perentorio: «Risposte entro il 30 settembre o scatterà la mobilitazione». La data non è casuale, le organizzazioni sarde vogliono nero su bianco nel disegno di legge della Finanziaria che il Governo dovrà definire proprio entro settembre. Non soddisfa neanche il tavolo di confronto già fissato per lunedì a Palazzo Chigi, «perché ha solo valore tecnico e nessuna rilevanza politica». Proprio oggi i sindacati invieranno al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta una lettera in cui esprimeranno «la preoccupazione e il disappunto» per «l'assenza di segnali» dopo gli accordi del 10 luglio che avrebbero dovuto preludere a un'intesa Stato-Regione. I confederali se la prendono anche con «le grandi manovre» per la nascita del Partito democratico, che in queste settimane «stanno distraendo in modo eccessivo» i rappresentanti istituzionali «del Governo e della Regione».

L'ALLARME CASSAINTEGRAZIONE. Tra le richieste urgenti dei sindacati spicca la questione della cassa integrazione in deroga di 2600 lavoratori: «Se non ci sarà un provvedimento ad hoc del Governo, dal 31 dicembre tutte queste persone resteranno senza la minima copertura economica», spiega il segretario generale della Cgil Giampaolo Diana. «Gli ammortizzatori sociali devono essere prolungati con una norma nella Finanziaria. In una situazione già tanto drammatica come quella sarda non ci può essere spazio per un'altra emergenza. Rischiano di restare senza reddito gli operatori della formazione professionale e chi è stato espulso dall'industria».

LE ASPETTATIVE DEI SINDACATI. La vertenza Sardegna dovrebbe portare a Palazzo Chigi i temi dell'energia, dell'industria (chimica in primis) e del settore agroalimentare. «Serve un impegno forte da parte del Governo», sottolinea il segretario della Uil sarda Francesca Ticca, «ricordando però che non si parte dall'anno zero. Ci sono tanti percorsi già avviati, penso per esempio al protocollo sulla chimica del 2003, non vorrei quindi che la riunione tecnica di lunedì diventi soltanto un modo per tornare indietro, se non per perdere tempo». Si cercano risposte da Roma anche per rilanciare il settore tessile e per aprire un fronte di sviluppo con la nautica: «Dobbiamo affrontare l'emergenza La Maddalena», ricorda Diana, «che non avrà più il sostegno dell'economia delle basi militari».

MONITO ALLA REGIONE. I sindacati puntano il dito verso il Governo ma chiamano in causa anche la Regione, «da troppo tempo in silenzio» davanti all'emergenza lavoro. «Anche da viale Trento devono arrivare segnali concreti», fa notare il leader della Cisl Mario Medde. «La Regione deve impegnarsi per arrivare a un'intesa istituzionale con lo Stato», con un quadro chiaro «sulle risorse finanziarie disponibili, sugli accordi di programma, sul cosiddetto scouting , cioè la ricerca di aziende che possano mettere in moto lo sviluppo nell'Isola».

LETTERA UNITARIA A LETTA. I leader sindacali mostrano grande perplessità sull'incontro romano di lunedì prossimo «per la presenza di semplici funzionari ministeriali che non possono certo dare risposte politiche». Così oggi verrà inviata una nota unitaria a Enrico Letta, da tempo il referente principale del Governo per la vertenza Sardegna. Si chiedono «risposte concrete» in vista di un tavolo che rischia di essere completamente privo di contenuti. E le risposte dovranno essere scritte nella Finanziaria, «altrimenti la mobilitazione diventerà inevitabile».


L'OSTACOLO PD. Cgil e Cisl e Uil riconoscono «l'importanza politica della nascita di un nuovo partito», ma se la prendono con «le grandi manovre» del Pd, che da un po' di tempo «fanno intravedere una classe politica profondamente distratta», afferma Medde. E Diana rilancia: «Penso che chi abbia responsabilità di governo a livello nazionale o regionale debba dedicarsi con maggiore attenzione ai problemi dei cittadini».

GIULIO ZASSO
20/09/2007 11:35


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